IMG10189-300x225Cara Cinzia,
dopo aver letto la tua lettera sul Secolo XIX ho dovuto risponderti, proprio perché in qualche modo ti capisco. Spero che la mia storia ti sia almeno di primo soccorso.

Nata a e residente nel centro di Milano, come ogni milanese figlia degli anni ’80, fin dal primo anno di vita ho passato tutti i weekend da Pasqua alle ferie in coda sull’autostrada dei Fiori per raggiungere Piani D’Invrea. Nell’amena località in provincia di Varazze, i miei possedevano la tassatissima seconda casa. Qualche anno fa, malgrado un impiego nel marketing eventi della Milano da bere, complici i liguri e il loro fascino e il mio essere una discesista sociale, una domenica decisi di non fare la coda del rientro.

In  un secondo, passai dal brunch coi bocconiani  alla focaccia pucciata nel cappuccino. A volte anche alle cipolle, qualcuno mi spieghi come fate.

Disoccupazione, stage, fallimenti.. una strage, la bomba H, lo tsunami.

A piccoli passi, con grande fatica e il passare degli anni mi sono costruita un nuovo equilibrio lavorativo. La creazione di una qualche socialità, forse è stata la vetta più difficile. Ed io non sono una timida.

Malgrado tutto questo, Cinzia, lo rifarei di trasferirmi a Genova. Magari non è come la musica elettronica e le sue contaminazioni, ma dai genovesi ho imparato:

1 A godere dell’aperitivo in modo diverso. Nell’ora felice nei bar genovesi più talebani ti offrono noccioline, patatine e olive. Esagerando un tramezzino tagliato in due. Non le apericene dove ci si lancia come in un’arena all’arrivo dell’arrosto con le patate. Questa austerità è la base giusta per quel bianco amaro che ti farà tornare a casa felice e con ancora un posticino, magari per quelle due fette di cima che avevi nel frigo.

2 La città è popolata principalmente da Highlander che superano gli ottanta, ma se guardi bene la quantità e qualità dei pazzi è altissima.
Pittori che recitano perle di saggezza con voce rauca e ridondante in stazioni o gallerie per sfruttarne l’eco. Signore d’età che vendono mazzetti di fiori e poesie con vestiti arcobaleno.
Clown con cani addestrati a cui vengono dati epiteti come fossero principi “primo, secondo, terzo” e dei quali dopo la triste dipartita le esequie vengono pubblicamente esposte e visitate dalla cittadinanza.Ex cantanti inglesi ubriachi sulla sessantina che interpretano i grandi classici della canzone popular/jazz (My way, Summertime) ma solo verso le due di notte. E molti altri che magari a me mancano, ma che hai incontrato tu.

3 Ho capito finalmente cosa intendesse il colonnello Bernacca quando parlava di tempo variabile. La mattina si gela, a mezzo giorno si schiatta di caldo e la sera magari tira un vento che ti sposta. A Milano solitamente da quando ti svegli a quando vai a dormire c’è più o meno la stessa cavolo di temperatura. Questa tecnica della cipolla a noi ètrangeer non ci entra proprio.

4 Se cerchi conferme il genovese non te le darà mai. Di nessun tipo. Quindi non lo fare, se no lo provochi.

5 Il legame col mare è una sorta di ricatto col resto del mondo. Non è come noi che spiaggiamo d’estate. E’ una cosa che, cara Cinzia, chi crede negli eventi, nei teatri e nei locali pieni, non può capire. Magari neanche ci vanno al mare in un anno, poi però loro hanno il mare e tu no. Una sicurezza che li rende ancora più serrati e solitari.

Poi il calcio e la mamma sono applicabili al sesso maschile tutto, non solo genovese.”In tutti luoghi e i tutti i laghi” canterebbe Scanu, dato che siamo reduci da Sanremo.

Se questo non ti è bastato, pensa almeno all’amore. Foreste ci rimarremo sempre. Non basta un matrimonio, come in America, per avere la cittadinanza genovese. Ma magari zitelle, no.

Il tuo Marco, se sei venuta fin da Torino, sono sicura ne valga la pena.

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