TALENTOChi mi conosce sa che sono una appassionata di trash-tv. Adoro dunque i talent: soprattutto quelli incentrati in qualche modo sul canto, croce e delizia della mia vita. Mi accorgo che in Italia, da qualche mese, questi show hanno avuto una crescita esponenziale che, come in un racconto di fantascienza, ha portato alla creazione di milioni di talenti. Andiamo ad analizzare il palinsesto.
Su Rai 1 c’è Forte forte forte: i partecipanti dovrebbero saper cantare, recitare, ballare e presentare. Si vuole una nuova/o Carrà, operazione forse un po’ ridondante dato che è la stessa Raffaella a ricercare. Insieme a lei in giuria: Asia Argento dalla bocca rossissima che vale come picco estetico del programma, il tedesco Philipp Pleinche, l’unico che sembra avere un po’ di senso critico e Juaquin Cortés che è molto simpatico quando esorta:“Devi cressere”. Ma questo non basta, se il grande assente è proprio il talento dei partecipanti. Le critiche al programma non sono mancate, ma andando sul sottile vorrei chiedervi di soffermarvi sulle mini presentazioni dei ragazzi prima di esibirsi. Vi ricordate la trasmissione La sai l’ultima? Il venerdì il mio pensiero corre a quei barzellettieri principianti: lo stesso imbarazzo, lo stesso modo di gesticolare, di ridere da soli. Il programma in onda negli anni ’90 poteva anche essere simpatico, ma nessuno chiamava i concorrenti talenti.

Da settembre su Sky c’è stato X Factor: devo dire che il livello era decisamente più alto del programma Rai sopracitato, forse anche perché lì i concorrenti si limitano a cantare.
Il vincitore è stato il giovanissimo Lorenzo Fragola che ha fatto una figura decente a Sanremo, a parte qualche difficoltà nel prendere la nota iniziale della sua “Siamo uguali”.
Comunque anche in quel contesto ho trovato la parola talento, usata per tutti i concorrenti fin dalle prime esibizioni, un po’ eccessiva.

Su Agon, che come ho già scritto è diventata la mia rete preferita per il suo essere naturalmente demodè, c’è la trasmissione Chance. E parte di nuovo una ricerca di multi-talenti: presentatori, cantanti, attori.
Le associazioni più pericolose perché portano a presentarsi un po’ tutti, in un ricordo sbiadito di quella che era la Corrida. Pace all’anima di Corrado e al talento che era. La giuria è composta da Salvatore Esposito, attore semi sconosciuto della serie Gomorra, la cantante albanese Elhaida Dani che sinceramente credevo avesse cambiato mestiere dopo la vittoria del 2013 a The Voice e Martina Stella, ultimamente un po’ affievolita, dopo i successi de L’ultimo bacio di Gabriele Muccino ed esser stata regina del gossip grazie alle sue storie con Lapo e Valentino Rossi. Anche a Tirana, la parola talento abbonda sulla bocca della conduttrice Veronica Maya.

Tra poco su Rai 2 inizierà la trasmissione The voice of  Italy: anch’essa piena zeppa di talenti che, per la legge del contrappasso, come Elhaida Dani, scopriranno e creeranno a loro volta nuovi talenti.

Almeno una citazione per Italia’s got talent, prima Mediaset ora Sky, basta il titolo…Le stranezze in cui sono abili i concorrenti mi ricordano tanto Lo show dei record, dove la conduzione era affidata al mitico Gerry Scotti. Aldo Grasso diceva di questa:”Lo spirito del programma è antico, affonda le radici nelle fiere dell’800 quando c’era un gran bisogno di stupire con esotismi vari.” Ma di talenti neanche l’ombra…

Dunque ho scoperto che in Italia i Talent c’erano già, ma non si chiamavano così perché nessuno pensava che i concorrenti fossero dei talenti. Io mi chiedo: ma quanti talenti ci possono essere? Quanti se ne possono creare? E sopratutto sono più i talenti o i non talenti?

Dato che in Italia o sei talento o sei cuoco per fortuna che nel mio caso ho la tv e una rosticceria vicina.

 

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