noote scrittoriC’è un segnale che mi fa capire quando sono innamorata. Sempre lo stesso. Niente campane da commedia anni ’40. Niente mancanza di appetito, che anzi se amo mangio più decentemente. Per non parlare del sonno che mi passa sempre e comunque. Magari, fosse solo da innamorata. Il segnale, chi è stata una mia preda lo sa, è leggere ad alta voce. Tra un bacio, un sorso e una canzone, prendo un libro e cerco di regalare la felicità che ho provato io quando ho immaginato quel passo. Il testo cambia di uomo in uomo: narrativa, saggistica, manuali di galateo o di eleganza maschile. L’intenzione è sempre la stessa.
La prima volta che l’ho fatto era estate ed ero su una spiaggia. Il ragazzo non sembrava così interessato a me, tanto che, in uno dei miei rari lampi di genio, mi sono giocata il tutto per tutto e ho preso il libro che avevo sull’asciugamano. Di Non ti muovere della Mazzantini, avevo precedentemente sottolineato un pezzo intenso, strappa emozione e anche un po’ strappa mutande e glielo ho letto tutto di un fiato. Lui ha cambiato faccia. Ha cambiato idea. Ed io, che solitamente sto meglio vestita che in costume, mi son sentita una sirena esordendo con un:”Ci tuffiamo?”
Da allora penso che porti bene.

L’altra sera, al teatro dell’ Archivolto è successo questo: l’officina Einaudi, padrona di casa, un intervistatore con qualche tratto deliziosamente autistico (come quello di annotare i brani incontrati nei romanzi quasi fossero musica), un buffet raffinato con fiamme di cioccolato di alta pasticceria, due attori che interpretano i passi dei romanzi dosando sapienza e reale partecipazione e soprattutto gli autori che leggono ciò che, dei loro libri, li ha fatti emozionare di più.  Davanti ad un fondale roccia-foresta un po’ geologico e un po’ fiabesco, l’aria freddina del teatro si è scaldata con le note odorose ed intrise di ricordi di Gianrico Carofiglio, dei tratti paranoici e notturni degli amanti di Diego De Silva, attraverso i fogliami rampicanti da erbario tedesco di Marcello Fois, con la pasta cicoria e telline che proviene della memoria della miseria di Melania Mazzucco, dentro la città che è femmina di Maurizio De Giovanni.  E noi, dal fondo teatro dove stanno le maschere con le pile, alla platea fatta di coppie più o meno felici, alle sale buffet di insalata russa e vitello speziato, fino ai palchetti del primo, secondo e terzo livello, passando dai direttori di palco e dagli elettricisti fino a chi ha immaginato l’evento prima che esistesse, ci siamo tutti innamorati.

Playlist delle letture della serata:
Gianrico Carofiglio   Paolo Conte, Alle prese con una verde milonga
Diego De Silva          Charles Aznavour, Ed io tra di voi
Marcello Fois             Nilla Pizzi, L‘edera
Melania Mazzucco    Claude Debussy, Clair De Lune
Maurizio De Giovanni Domenico Modugno, Tu si ‘na cosa grande 

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