la-febbre-del-sabato-sera01Per uno strano destino, da gennaio, tutte le volte che esco il sabato sera mi ammalo. Se sto davanti alla tv rifiorisco, la movida, invece, mi debilita. La spiegazione più logica è che centrino i piccoli untori di sei anni con cui ho a che fare ultimamente, ma mi piace pensare che forse la Minavagante, la prof. Lorusso e la Maestra Francesca siano veramente un po’ troppo per reggere alla più scatenata delle serate. Dunque, per scaramanzia, vorrei stilare, insieme a voi, delle regole per tornare la donna di un tempo e rimpossessarmi della notte per eccellenza.
1) Allerta meteo equivale alla visone di C’è posta per te sul divano letto. Sono rimasta tra quelli che non credono all’allerta. Un po’ di tempo fa, infatti, non funzionava affatto. Sabato scorso il momento della mia uscita è coinciso con l’inizio del codice arancione, ma, dato che ero maledettamente in ritardo, nella pochette non ci stava e non pioveva, ho lasciato a casa l’ombrello. Dopo 10 minuti che ero alla fermata, è iniziata una pioggia da Amazzonia. Non ci sono più le allerte di una volta.
2) Non hai un mezzo a Genova il sabato sera? Ballando con le stelle sul divano letto, è la soluzione. La mia meta di sabato era un locale a Sturla e il potente mezzo che mi ci doveva portare, l’autobus. Appena giunta alla fermata, come in un film, un 15 che porta la scritta Fuori servizio, scappa via. “L’ultima corsa è saltata” mi rimbomba nella testa, ma faccio finta di niente. Condivido il gabbiotto con una coppia tutta imbacuccata che se la chiacchiera amabilmente in spagnolo. Penso a quanto la gioventù sia bella, pulita, spensierata ed innamorata. Ad un certo punto chiedo ai due se hanno notizie del bus e, da vicino, vedo tutto con chiarezza: il Tavernello che tengono dentro la giacca, i vestiti sgualciti, il fatto che mi deridono dietro ai loro incisivi mancanti. Sono due clochard che hanno deciso di passare la serata al riparo della fermata. Per fortuna non mi derubano, anche se lo meriterei.
3) Evita gli appuntamenti con gli sconosciuti, soprattutto sotto la pioggia. Chiedo aiuto. La mia amica mi dice che Giuseppe, che io non conosco, sta partendo dal centro e mi viene a prendere. Giochiamo a nascondino per un po’. Io davanti al palazzo dell’Eni, lui davanti all’Upim, io davanti all’Upim, lui al palazzo dell’Eni. Il tempo di essere fradicia e ci riconosciamo.
4) Nella pochette c’è posto solo per il rossetto, il portafogli e il cellulare. Dato che le fermate del 15 sono numerose, decido che è indispensabile portare un dizionario di termini di moda in francese. D’altronde come farne a meno quando si va a ballare il sabato sera? Nel locale, prima di lanciarmi in pista, decido di propinare il malloppo al barista, che lo mette su una mensola sopra al bancone. Dico a tutti quelli che ho di fronte di ricordarmelo. Qualcuno mi suggerisce, saggiamente, di lasciarlo nella stanzetta guardaroba, ma io penso che il rischio che lo rubino sai troppo elevato. Si sa che le discoteche genovesi sono zeppe di appassionati di moda francese.
5) Informati di quanti gradi ci siano in pista prima di scegliere l’outfit. Indosso un vestito anni ‘50 con rose gialle: sembro un bon bon. E’ bello, ma profondamente inadatto alla situazione. Forse andrebbe bene per un tè in una piovosa domenica pomeriggio. Attorno a me sono tutte sexy e scollacciate. Ma questo è il meno. La cosa grave è il caldo. Sotto il vestito, date le precedenti malattie, la maglia termica! Mi sembra di avere quelle pellicole della tv da piazzare sui fianchi per sudare. Inoltre, il vestito è sempre più aderente anche a causa dell’abbondante aperitivo. Durante il ritornello di Maledetta primavera, sento Straap. La cerniera è andata. Cerco di risolvere il problema in poco, come farebbe il signor Wolf di Mr.Tarantino: molti sono ubriachi, le luci non sono alte, posso cavarmela. Cerco quello con le spalle più grandi e appoggio la mia schiena alla sua, la gente pensa sia un nuovo ballo e mi copia. Sembra che tutti abbiano il vestito rotto. Prima che il mio compagno di schiena mi inquadri, sgattaiolo in bagno per mettere una pezza, ma è inutile. Decido di togliere la maglia termica e metterla attorno al collo in modo che copra la schiena. Ogni tentativo di essere stilosa, ormai, è inutile.
7) Stai attenta allo stanzetta bagno/guardaroba: è un punto di incontro e ha delle sue regole. Se devi andare in bagno, occhi bassi e diretta verso la meta, in caso contrario potresti fare incontri pericolosi. Appena entri in questo retrobottega, una nuvola di sguardi ed una di fumo ti attraversano e ti senti come scendessi dalla scalinata di Uomini e donne. Dipende tutto da quell’ingresso : se vorranno continuare la tua conoscenza o no, se troverai l’uomo della tua vita, se diventerai mai una tronista, se verrai insultata da Tina. Il bagno naturalmente è sempre vuoto, lì si va per altri motivi.
Finale della storia? Dato che ho dimenticato il libro, il barista si sta facendo certamente una cultura su chiffon, pailettes, foulard e papillon alla faccia mia.
Io, ça va sans dire, ho la febbre e il mal di gola.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *