Sopraelevata di notte

Tutti noi abbiamo un prima ed un dopo.
Qualcosa che ci cambia definitivamente la vita.
Dopo non fai le stesse cose, non sei la stessa persona e uno nemmeno ti riconosce per la strada rispetto al prima.
C’è gente che il suo dopo è ballare il tango, altri arruolarsi nei volontari, altri perdere 20 kg.
C’è gente che il suo dopo è mettere al mondo un figlio, diventare vegano, imparare a nuotare.
Il mio dopo è stato la sopraelevata.
Una notte, una macchina di ragazzi ubriachi arrivava da Varazze ed entrava a Genova. Io ho detto al guidatore, unico sobrio:
“Ti prego, fermati e fammi guardare”.
E lui, che era astemio, ma matto, l’ha fatto.
Per qualche secondo che è sembrato eterno.
Perché era troppo bello.
Perché era già il mio dopo.
Quando incontri il tuo dopo sai che da lì non te ne andrai più.
Non vorrai più ricominciare tutto da capo, riconquistare il mondo, risedurlo dal principio.
Non ti servirà più.
Non ti rincuorerà nemmeno.
È proprio lì che vuoi stare, maledettamente.
Nel mio caso in questa città che quella notte mi sembrò Gerusalemme.
Un presepio di quelli con il muschio, la stagnola per fare i laghetti e le luci al led.
E allo stesso tempo uno schizzo di Fornasetti.
Mi ha inchiodato.
Come gli occhi dell’uomo che ami.
Già dalla prima volta che lo vedi.
Che da lì non vuoi muoverti più.
Perché è già iniziato il tuo dopo.

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