Il pranzo del 25 lo preparavano i volontari. Per il 24 invece c’erano a disposizione 10 euro a testa, un regalo della Madonna ci avevano detto, con cui gli ospiti del dormitorio potevano far la spesa. Avevo letto e riletto il volantino coi prodotti Deluxe arrivato in parrocchia, li conoscevo a memoria e volevo creare il menu perfetto.
Entrè: tartine col Capelin Caviar, uova di mallotto ad 1.99. Non me lo figuravo quel pesce, né la forma, né in che mari vivesse e malgrado le zone wifi della città, il cellulare che mi avevano dato le suore era troppo vecchio e non si collegava. Avevo aggiunto oltre al pane per tramezzini che costava 1 euro, le patate Duchessa surgelate a 0.99, croccanti fuori e tenerissime dentro, che vanno a braccetto con il pesce e le carni bianche diceva il volantino.
Primo: Gnocchi ripieni scamorza e radicchio ad 1.99 da condire al burro, il grana non ero certa di riuscire a farcelo stare.
Dessert: Tortine al cioccolato a 1.79 che dato che non avevo il forno dalle suore, avrei messo sul fornello elettrico due pentole una sopra l’altra in modo da sciogliere e riscaldare il cuore tenero di cacao.
Però dovevo trovarlo il Lidl di Albaro che quella zona per me era proprio sconosciuta. Non c’erano parrocchie lì per quelli come me. Forse ci stavano I poveri ricchi, come nel film di Pozzetto. Fermai una macchina che si avvicinava lentamente, come lentamente abbassò il finestrino il suo guidatore. R moscia e sguardo da nobile, un po’ spaventato del mio disturbare, mi disse che il Lidl era nei dintorni, non voleva figurare maleducato, ma era chiaro che lui non ci fosse mai stato. Quando vidi la Volkswagen andarsene, per un attimo mi sentii sola. Uscendo dal super andai rapida alla fermata che poi mi scadeva il biglietto, doveva far parte dei 10 euro stipulati da suor Lisa per quel regalo di Natale. Scesi in via Venti che avevo superato i 100 già da 5 minuti. Alla fermata davanti al Mc Donald erano saliti due della AMT, per fortuna si erano fermati innocui a ridere e chiacchierare col guidatore. Malgrado la mia condizione, sono una signora e non c’è niente di più brutto che litigare con l’autista quando tutti ti guardano. Il sacchetto bio da 20 centesimi non pesava. Decisi di andare ancora a fare un giro per San Vincenzo e godere un po’ dell’atmosfera pre-natalizia. Poi dovevo risolvere il problema del bere, un Natale senza alcolici non era festa, ma certo non lo si poteva dire a suor Lisa. Avevo tempo per trovare una soluzione, era solo l’Immacolata, mi ero portata avanti con la spesa perché non volevo rischiare che le offerte finissero, tanto la madre superiora aveva un bel congelatore.
Mi trovavo proprio in piazza Colombo quando vidi due signori sui 60 anni mano nella mano, di quelli che si amano tanto da somigliarsi quasi. Lei lunghi capelli castani curati e belli come li hanno solo le ricche signore. Lui occhi azzurri come il golf di cashemire che portava. Gli donava molto quel pandant. Tra di loro un sacchetto marrone con quel marchio francese unico ed elegantissimo. Dentro si intravedevano due scatole grandi che contenevano borse così preziose da valere come tutto il Lidl o ancora di più. Si accorsero che li guardavo. Vidi i loro pensieri, la figlia che non avevano avuto e che io sarei potuta essere. Fu in quel momento che ebbi l’idea ed entrai. La mia più grande passione al mondo erano i profumi. È curioso per una barbona lo so, ma non ci si nasce barbona. Inoltre più non puoi avere una cosa e più la desideri: è la legge dell’amore. Mi mettevo spesso a far la carità proprio dall’altra parte della strada per godere del profumo che usciva da quella bottega. La commessa, di un biondo freddo e dai capelli corti, era preparata come poche sanno esserlo. Amava il suo lavoro e aveva la capacità di saper trovare la fragranza giusta a chi entrava, tanto che poi usciva contento. La studiavo dalla vetrina e sognavo di portare i capelli come lei. Entrai e, tenendo sotto al fazzoletto da naso le patate duchessa un po’ ammorbidite e a forma di Colt, le dissi di stare zitta, prendere la borsa più grande che aveva e riempirla di quello che le avrei detto. Lei, come ipnotizzata, fece quello che le chiesi. Quel profumo da barba mi inebriava dando adito alla follia che stavo facendo. “Partiamo da Guido, il napoletano che stanzia da Mc Donald col cane e la chitarra. Mi prepari tutti gli accessori da barba Omega: crema, pennello, rasoio e lozione. Mi fa un bel pacchetto, rapida come non è mai stata. Lo stesso nome del negozio è un omaggio alla classe di certi napoletani, e allora, non è contenta? Poi passiamo a un profumo per Mario, quello che dorme sotto i portici di Via Venti, per lui cosa suggerisce?”Lei zitta e spaventata. “Cosa?!!!” Ripeto gridando. “Lo ha visto di sicuro, è sempre lì con la coperta rossa che sta inginocchiato, che fa meno freddo a dormire così.” “Ho capito” dice lei, “data l’eleganza naturale del signore, proporrei una fragranza vivificante come Juniper sling di Penhaligon’s London. C’è anche il doccia schiuma.” “Impacchetti”, dico. “Poi c’è la donna dell’Est, quella che grida, chi non l’ha sentita a Genova? Voglio una fragranza che sappia lenire la sua sofferenza.” “Certamente un prodotto dell’Artisan Parfumeur, proporrei Zing, qualcosa che a che fare con animalità e circo, al limite tra sogno e realtà”. “Molto bene, così la voglio. Poi prepari dei regalini. Per tutti quelli che vengono in dormitorio il giorno di Natale, mi riempia la borsa. E infine qualcosa per le suore, semplice ed un po’ maschile, se no non lo mettono.” “Certo, la linea da bagno più naturale che ho, quella di Eau d’Italie Le Sirenuse Positano. Le faccio sentire Acqua Decima, per esempio, a base di Neroli e menta”. “Perfetto, me le metta tutte. Tutte, ho detto. Ora vado, è stata brava, è sempre brava. Buon Natale.”
Non feci in tempo ad uscire che già mi buttarono giù. Doveva avere un allarme digitale per chiamare i carabinieri sotto al bancone. Ancora intrisa di quella fragranza menta e neroli feci in tempo solo a dire: “Mettete in freezer i prodotti Deluxe, se no si rovinano”