Barba e capelli

barberia-insegna-300x192Oggi è il giorno giusto.
E’ cresciuta troppo e mi invecchia quando è così lunga, dimostro almeno trent’anni, mi consegna quell’aria trasandata in modo direttamente proporzionale a quanto mi raffina se ben spuntata.
Ora poi è di gran moda, alla faccia degli hipster e dei loro baffetti-icone postmoderne.
Piove e il pavimento dei vicoli è così dissestato: ora dovrei girare a destra, poi a sinistra, poi c’è la stradina col kebabbaro che tutti dicono essere il migliore.
Chi lo sa, io non l’ho mai mangiato un kebab, sono tornato quasi denutrito dalla Turchia.
Vico delle Camelie? Di Dumasiana memoria?
No, qui ci dovrebbe essere via Caprettari, ma non torna, perché?
A Genova quando piove è così buio che sembra si paghi l’eccesso di sole e azzurro delle giornate terse di settembre.
Poi in un istante mi trovo davanti all’insegna e penso subito a Fitzgerald, a Daisy e alla scena delle camicie.
“Barba e capelli, grazie.”  Sedotto dal gioco di specchi che c’è da Giacalone, dove tutto sembra più grande, mi sento in una scena de La signora di Shangai.
Che bella Rita Hayworth bionda, che furbo Welles.
Mentre delle mani mi sfiorano la faccia con gesti esperti, i miei occhi vanno al lampadario, rischio quasi di farmi tagliare..e la mia mente comincia ad immaginare una scena in tre quarti, un valzer come nel Gattopardo.
L’immagine dura a malapena trenta secondi e viene soppiantata da quella di una ragazza discinta, tipo quelle nei video dei rapper, che si dimena tra le sedie da barbiere con Marilyn Manson a tutto volume, che coverizza i Soft Cell, che cantano Tainted love.
Pago e dico: “Grazie e arrivederci.”
Mi attendono all’aperitivo: ordino un assenzio, giocando col barista che mi conosce e mi porta un cocktail a base di whisky.


Irene Cara, meglio dell’Eufortyn.

Flashdance-300x165È il primo giorno di primavera, 
ma per me è solo il giorno 
che ho perso te ….

Cantavano tristemente i Dik Dik. Perché la primavera poi, per quanto sembrino tutti impazziti di gioia da qualche giorno, non è che sia tutta rosa e fiori. Vogliamo parlare del sonno? Continuo e che non corrisponde alla quantità di ore dormite. Ultimamente mi sveglio come se nella notte mi avessero picchiato senza ritegno. E poi c’è la debolezza, motivo per cui comincio a prendere l’Eufortyn, il Difenimmun, il Tubesconcolon e qualsiasi altra diavoleria che l’industria farmaceutica abbia messo in commercio per tirarmi un po’ su, non prendere le malattie altrui, aumentare le difese immunitarie e combattere lo stress da colite. In fine l’allergia. Di questo quasi non vorrei parlare. Vivere in mezzo ai fazzoletti in un eterno raffreddore, una delle peggiori punizioni divine.

Vi svelerò il mio segreto per resistere a tutto questo. Una cosa imbattibile, straordinaria e che funziona, ma per capire dovete farlo anche voi.
Se questo collegamento ipertestuale non funzionasse, Flashdance final dance,cercatelo adesso su Youtube. 

L’avete già visto lo so, ma non è la stessa cosa. Datemi retta, riguardatelo ora.

Jennifer è spaventata, si vede dal tremore quando mette la puntina sul disco. L’emozione gioca brutti scherzi ed inciampa, svegliando la commissione, annoiata. A quel punto, questa gigantessa dice: “Scusate ricomincio”

Si vede da subito che questa volta c’è ritmo, a me vengono i brividi già ai primi salti. Irene canta la prima strofa quasi da sola, accompagnata solo da un arpeggino, che è già bello, ma poi arriva la batteria e tutto quel contagioso ritmo anni ’80. La signora senza più speranze attende ad accendersi la sigaretta, il critico con sigaro si risistema gli occhiali, la timida zitellona guarda gli altri incredula. Quando, danzando splendidamente, Jennifer indica la commissione, il piede batte, il naso soffia a ritmo di musica e tutti noi vorremmo, se no lo stiamo già facendo, ballare, saltare, “break-danzare” con lei. “Brava” dice commossa colei che non ha mai ballato, ma avrebbe sempre voluto e il critico, che non crede ai suoi occhi così abituati al talento, fa quasi cadere il sigaro.
Ecco: quando non ce la faccio più, me lo riguardo. Anche più volte al giorno.
Forse il fidanzato che attende nell’abbraccio, col cane ubbidiente, la Porsche e i fiori è troppo anche per me.


Il pranzo di Primavera

Sì, son proprio io.

Quella che fa la spesa all’autogrill dei Piani D’Invrea, che si divide da sempre tra rosticcerie e surgelati e che la sua trasmissione culinaria di riferimento è Il pranzo è servito. In onore di Fiammetta Fadda, protettrice suprema della cucina come forma estetica e per   omaggiare la primavera mi cimenterò nello scrivere due ricette. Da brava cuoca utilizzo quello che ho in casa: una ricca collezione di profumi.

Le verdure delle meraviglie.

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Facile, preparazione 30 minuti. Costo 100 euro, per l’eau de parfum 100 ml.

Scottate in una pentola antiaderente carotine, zucchine, taccole e patate. Prima che appassiscano e cambino colore adagiate in un piatto da portata nero. Innaffiate con l’ Eau des Merveilles di Hermès. Le note di muschio e i legni vi teletrasporteranno subito in un bosco incantato e quelle di arancia candita accompagneranno la bambina che c’è in voi alla fiera del paese, proprio a Natale, per salutare la stagione passata. Le ambre vi permetteranno di scintillare come una costellazione.

Fragole N.5

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Facilissimo, preparazione 10 minuti. Costo 1oo euro, per il 75 ml 70 euro.

Lavate e pulite le fragole intere e disponetene 5 su un altro piatto nero, bagnate il tutto con Chanel 5 e spolverate di zucchero a velo. Il profumo per eccellenza, senza scomodare Madame Chanel, ma pensando solo a due testimonial d’eccezione come Marilyn e Brad Pitt, si sposerà perfettamente al gusto del frutto rosso. Le fragole che già appaiono come fiori, converseranno perfettamente con il Neroli, l’ylang ylang, il gelsomino, la rosa, spalancando le porte alla primavera.

Un ultimo segreto, Miss Sugar.         

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Aggiungere qualche goccia di Miss Dior nello zucchero di canna aumenterà la personalità del grezzo e salutare edulcorante regalando aromi di gelsomino, rosa, patchouli e muschio.

Vi consiglio di non mangiare questi piatti, data l’alta velenosità.

Tanto l’estate è vicina, la prova costume alle porte.


Venti al Venti in festa

IMG102001-300x225I camerieri stanno terminando di preparare gli ultimi voulevant al caviale.I bocconcini di pasta sfoglia riposano accanto a calici di cristallo che attendono ansiosi, con una fragola sul bordo, l’incontro con lo champenoise ghiacciato. In Venti al Venti stasera tutto è studiato nei minimi dettagli. Ci saranno almeno un centinaio di calle bianche e purissime. Le tende e le tavole sono addobbate in organza e percalle nei toni del blu elettrico, la nuance di stagione. La serata è calda e si può anche andare sul terrazzo a godersi l’aperitivo guardando il mare. Dovreste cominciare ad arrivare tra poco, avete risposto tutti al mio invito, in abito da sera naturalmente. Sono così curiosa delle mise di alcuni di voi. Chi sarà la più bella? E il più elegante? Per la musica tutti, musicisti e non, interpreteranno almeno un brano, il regalo più bello. Karaoke di altissimo livello.
Una gara canora come poche ne sono state fatte, con una giuria di qualità che neanche a Sanremo.
Naturalmente è stato montato anche un palco con un impianto e alcuni tecnici del suono. I vicini sono tutti invitati e tutti gli interni del palazzo sono stati avvertiti del party.
I quadri del sommo sono alle pareti e lui si sposta continuamente declamando le sue frasi per la casa.. Temo che odi i compleanni.
Il suono del campanello, devo accogliere il primo ospite…


Before going to bed

IMG10192-300x225 (1)Prima di prendere sonno capita di rivivere segmenti della giornata trascorsa,

o di proiettarci in quella che verrà,

vicini al dormire possiamo finalmente perderci tra realtà e immaginario

verso desideri che in altri momenti della giornata sembrerebbero irraggiungibili.

Per poi spegnerci su un’ immagine di sintesi.

I tacchi di una donna, uno sguardo, la scena di film, una luna, il tiro a segno, l’abbottonatura di una camicia, l’attimo prima di un tuffo in piscina.

Queste sono scene del mondo preonirico dell’artista, insegnante e bassista Alberto Valgimigli.

La sua personale, Prima di andare a letto è a Genova a Palazzo Imperiale in piazza Campetto 8a/5 nello studio, di grande bellezza, dell’architetto Simone Paoletti.

Ed io, prima di andare a letto? Meno visionariamente, conto le scarpe.

Banale e collezionista, per praticità ho creato una sorta di archivio.

Ho dato un nome ad ogni paio e poi le ho messe nelle scatole.

Loro stanno lì davanti a me quando dormo. Mi piacerebbe pensare che mi proteggano, ma in realtà forse si sentono schiave e mi odiano.

Mio padre sostiene che mi toglieranno l’aria. Come se fossero piante ed ogni notte facessero la fotosintesi clorofilliana.

Ma io non ci credo.

Le ho battezzate con nomi poetici che mi danno conferma della loro identità.

Le 1 e 96, le Rosso sangue, le Pin up blue, le paglia e fiore, le Crocodile Dundee, le Mary Jane, le 1930…

Una volta ho fatto un sogno: prendevano vita e andavano ognuna per la loro strada, alcune in vacanza, all’estero o in Italia, altre per musei e ristoranti. Le più  nostalgiche tornavano nel negozio dove le avevo comprate. E probabilmente non lo trovavano più.

Ma questa è un’altra storia.