5391-58011-300x225Per essere sabato sera Piazza De Ferrari è insolitamente piena di giovani.
Saranno tutti angeli del fango, mi dico.
Guardo meglio: niente melma, ma cuffie. E’ la Silent disco, mi spiegano: dei dj mettono la musica ed invece di utilizzare un sistema di altoparlanti, la trasmettono via radio. Il segnale viene dunque raccolto dalle cuffie wireless indossate dai partecipanti. Ci sono 2 canali, quindi addirittura sei tu che decidi cosa ascoltare.
“Mi volete dire che questi ballano sentendo nelle cuffie musica diversa??”E perché non se ne stanno a casa loro, penso, che magari senza esagerare che poi arriva la vicina di sopra, potrebbero ballare con un volume decente.
“Ma scherzi? è troppo cool. Evita l’inquinamento acustico e il disturbo della quiete pubblica…Quelle di Sestri Levanti e Chiavari sono mitiche”
Io non mi fido. Mi metto le cuffie del pianoforte che uso per l’mp3 e faccio un sorriso da sballata al buttafuori. Lui ferma quella dietro di me dicendole: “Senza cuffie son 15 euro”
L’ho fregato, come quando al posto di blocco fermano quello prima di te.
Entro piena di preconcetti.
Penso che se c’era una cosa bella della discoteca era che si cuccava.
Qui è veramente difficile o comunque strano. Ballando, se vuoi dire qualcosa a quello davanti ti avvicini fisicamente e gliela gridi nell’orecchio, in modo da stordirlo per le prossime tre ore con il tuo profumo. Ora non puoi.
Poi, essendo due i canali, c’è gente che balla una cosa e gente che balla un’altra.
Rompe l’empatia: è come andare al cinema insieme e veder due film diversi. Magari in una cuffia c’è un pezzo molto movimentato e nell’altra uno lento.
Non so se sembrano più sociopatici o psicolabili, una sorta di conseguenza estrema alla già curiosa tendenza della gente che parla con gli auricolari per la strada.
Prima blateravano, ora addirittura ballano da soli e non come lo intendeva Bertolucci nell’omonimo film.
Nelle mie cuffie non c’è niente però. Quindi mi aggiro nel cortile di palazzo Ducale, intontita dalla situazione, dalla folla, dagli odori.
Tutto è maledettamente suggestivo, a partire dalla luce che con i led colorati sul bianco del cortile è spettacolare.
Centinaia di persone ballano nel silenzio. Sembra una soggettiva di un film e mentre fantastico su chi vorrei alla regia di questa scena mi si avvicina uno, carino, biondo e discretamente elegante che mi chiede:
“Nelle tue cosa si sente?”
E io rispondo, ammiccando: “Il requiem di Mozart”. Purtroppo non faccio in tempo a vedere il feedback che un bestione puzzolente mi dice: “Bello, ma te lo vai ad ascoltare fuori”
E mi accompagna silenziosamente all’uscita.

 

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