Domenica al museo di Scienze Naturali.

20150125_173047Le domeniche d’inverno dormirei tutto il giorno. Mi viene qualcosa addosso che anche se mi sveglio più tardi rispetto alla settimana non basta mai. Come se il corpo sapesse che può permettersi di non far nulla tutto il giorno oltre a trascinarsi dal divano al letto e viceversa. Ne ho anche parlato con il medico di base che dice che è la mente che fa tutto. Ma non ho avuto il coraggio di porgli la domanda: “Dottore, è possibile che io vada in letargo?”Le caratterisitiche sono proprio quelle. Ci sono delle medicine per contrastarlo? Degli antidoti? Ieri ne ho trovato uno e non in farmacia. Il museo civico di Scienze Naturali Giacomo Doria di Genova. Era tempo che volevo visitarlo data la passione per gli animali, soprattutto se imbalsamati. In mezzo ai bambini che correvano da ogni parte quasi felici come me, ho scoperto che tutte le bestie che ci sono, sono il risultato di viaggi che, nel XIX secolo, il museo finanziò in terre allora inesplorate dal punto di vista naturalistico. Gli studiosi genovesi arrivarono fino all’arcipelago Mentaway in Sumatra, alla Birmania e alla nuova Guinea e se ne tornarono al Doria con tutti loro animali conservati nell’alcool.  Appena si entra nel museo sembra di essere tornati indietro di trent’anni, non c’è niente di contemporaneo o 3D o super tecnologico. Solo bestie imbalsamate o sotto spirito. Qualche foto degli anni settanta e spray antimosche dentro alle vetrine. Gattoni che sembrano disegnati da Louis Wain, psittaciformi esotici, farfalle con accostamenti cromatici così belli da rubarli per nuovi outfit ed un cartello molto divertente se si immagina letto con la cocina: “La savana è chiusa”. Poi quelli che chiamo gli special guest ovvero vetrine paesaggio con piccola descrizione molto romantica e vintage. Tipo: galline selvatiche nel loro abitat, inverno. Quasi delle sequenze cinematografiche. Meravigliose. Quando vedo gli sposi a Boccadasse che fanno le foto mi sono sempre chiesta dove avrei fatto le mie. Ora lo so, al museo di Storia Naturale Giacomo Doria. Ma le foto di quale matrimonio?

 



Mi muove

13781965_10210233115132400_3315419459712464985_n (1)“Cosa ti muove?”mi ha chiesto Bobby Soul dato che presenterò il suo nuovo video Mi muove alla Claque di Genova il 16 gennaio.

“Sicuramente una buona dentatura maschile” ho risposto. Chi mi conosce sa che guardo gli uomini in bocca come fossero cavalli. Fedez mi muove molto per esempio.

Cercando di andare più nel profondo ho trovato i saldi. Per un paio di pantaloni faccio chilometri ed una volta ho addirittura preso un interregionale per un paio di scarpe.

Non contenta, scavando al fondo, ho recuperato Albano Carrisi e Romina Power. Non c’è niente che mi faccia l’effetto della loro “Ci sarà” a Sanremo ’84. Mi muove meglio del Vov.

Un po’ troppo superficiale? Dunque come sempre, quando non so, mi guardo intorno e risponde Via Venti.

Nell’interno vicino al mio c’è lo studio di due commercialisti. Lavorano tanto: entrano alle 9 ed escono alle 21 con la ventiquattrore strabordante di carteggi e contratti. Sono molto indaffarati e quando i tre ascensori parlanti tardano ad arrivare fanno le scale a piedi piuttosto che perdere un minuto. Li muove il loro lavoro? Basta osservare la maniera in cui si sorridono, il modo in cui si prendono cura l’uno dell’altro nei pochi momenti liberi e si capisce che li muove il fatto di stare insieme.

Di fronte a me c’è un ragazzo studioso. Quando arrivo da lezione è alla finestra che studia. Quando esco la sera è sul tavolo che studia. E quando torno al mattino lo vedo ancora lì sul letto che studia. Un giorno ho sentito qualcuno che cantava nelle vicinanze e un po’indispettita, dato che non ero io a farlo, ho cercato di capire chi fosse. Guardo alla finestra e vedo proprio il secchione con le cuffie nelle orecchie che balla e gorgheggia. Non è la laurea che lo muove, ma Kiss di Prince.

Di sotto c’è una prostituta. Penso che sappia fare molto bene il suo lavoro data l’affluenza di clienti. Vi sarà capitato di incontrarla per via Venti. Chiunque la veda non può esimersi dal guardarla. Quando passeggia in tutto lo splendore del suo corpo da pantera è un tripudio di occhiate di passanti e gomitate di fidanzate. Lei guarda tutti dall’alto con un sorriso soddisfatto. Essere la regina di Via Venti è quello che la muove.

Raccontare storie. Questo mi muove, oltre ad una bella dentatura maschile, i saldi, Albano Carrisi e Romina Power naturalmente.


Oggetti del desiderio: dai Saldi a Van Gogh

van goghPer me i saldi son sempre stati la ricerca dell’oggetto del Desiderio. Qualcosa che avevo bramato durante la stagione, ma che non potevo permettermi o che non avevo il tempo di cercare. Degli stivaletti Chanel, un abito in velluto, un Borsalino con le piume, una sottoveste di La Perla. Quest’anno no. Quest’anno sono troppo scoraggiata dai must di stagione che proprio non mi appartengono.
Pellicce fake coloratissime
Carriarmati ai piedi
Giubotti di pelle corti
Abiti glitterati
Tutone onesie
Stendiamo un velo pietoso sul fatto che la moda premia sempre di più quel mix che si chiama: ho 16 anni, mi trucco come se ne avessi 30, compro solo da H&M, sono andata adesso da Mc Donald e ho guardato il mio fidanzato che mangiava un Big Mac, lui ha i pettorali e fa il pugile, io ho i leggins che mi tengono su il di dietro.
Dunque i saldi sarebbero stati per la prima volta una visione, un’esperienza contemplativa. Tradotto avrei comprato a causa della frustrazione pezzi folli che non avrei mai messo.
Dunque ho deciso: quest’anno si va a Milano in Corso Buenos Aires, il regno della percentuale al ribasso. Giunta in stazione Centrale mi carico… imboccato il corso da Piazzale Loreto sono pronta all’acquisto folle. Non ho avvertito nessuno che sarei arrivata.
Sono una scappata di saldi.
Calzedonia. Le calze sono importantissime. Le autoreggenti carissisime. Prendo il cestino, ne compro per 37 euro. Vado alla cassa, mi sento più furba di tutte le milanesi, più charmant. “No scusi, non passa. Riprovo?” Mi chiede la commessa come se avesse già vinto la scommessa. Io, coraggiosa, algida e non curante, sapendo già quello che sarebbe successo, dico: “Riprovi”….. E poi …”Mi tenga il sacchetto che ripasso”, povera, misera Francesca.
Vado nella prima Sampaolo, mi hanno insegnato di non regalare mai commissioni alle banche e vedo che ho disponibili solo 14 euro.
Comincio a camminare. Naufragio. Perdita. Solitudine. Raggiungo Palazzo Reale. La mostra di Van Gogh, uno dei rossi che amo di più e si sa che io ho un debole per i rossi. Costa 14 euro. Entro. I colori dei prati e dei cieli mischiati, indistinti superano un Carré di Hermès, che per me vuole dire il Paradiso. Molto più dei saldi. Eccolo il mio oggetto del desiderio.