sakiWeek end. Sabato sera western d’autore mentre “La” registro. Domenica, quando tutti ordinano le pizze d’asporto e guardano i risultati sportivi aggrappati alle ultime ore di vacanza, io stringo il telecomando che mi permette di mandare avanti i molti spazi pubblicitari e di vedere a doppia velocità le storie dei regali come li chiama Lei o dei famosi come li chiamo io, che non ce la faccio a velocità normale, piango troppo. Così anche io do un senso a quello che resta della mia domenica.
Il mondo si divide in chi la ama e chi la odia, qualcuno l’ha chiamata addirittura il principio del male, ma per me è la Veronica Ciccone della tv italiana e non è un caso che si chiami Maria. Ammetto di avere un debole in generale per le sue trasmissioni. Uomini e donne over per esempio, che vedo nella settimanale notturna, è geniale e dimostra che non c’è età per essere tronisti.
Ma ciò che rende C’è posta per te superiore a tutti gli altri suoi programmi è proprio l’abilità di Maria
Lo studio: due divanetti azzurri ed in mezzo una busta gigante con degli schermi. Ma non è la scenografia che divide gli ospiti. Quello che realmente li separa è un odio più forte di quello tra pistoleri e sceriffi: la rivalità tra fratelli e sorelle, tra padri e figli, tra fidanzato e fidanzata. Da tragedia greca, da mitologia, da western contemporaneo.
Per cui Maria introduce, racconta le storie e lo fa camminando su tacchi vertiginosi come se fossero sneaker.  Diversamente da altre trasmissioni dove è seduta sui gradini dello studio, è sempre in bilico sugli stiletti per non rompere equilibri ritrovati o farli perdere definitivamente. Mette tutta la sua energia, discrezione e capacità dialettica per persuadére, far capire, dimostrare come dall’esterno certi screzi familiari sembrino piccoli rispetto all’amore. Protagonisti: la strategia, l’intelligenza, la parlantina da laureata in giurisprudenza e l’onestà intellettuale verso queste persone.
Poi naturalmente c’è il colore:
i tre postini che viaggiano in bicicletta e che alla consegna della busta fanno dire la frase magica C’è posta per te
i buu, gli applausi, gli apri la busta e i chiudi la busta gridati dal pubblico in studio, che giudica e si commuove insieme
i fiumi di lacrime dei concorrenti, le madri ricordate solo in foto
i “dammi ancora una possibilità” dei fidanzatini che hanno tradito e che verranno perdonati
i vecchietti che, rimasti vedovi, ricercano gli amori del passato che hanno sognato almeno per 30 anni e che poi di fronte a loro non riconoscono
i saluti di Saki che aspetto tutte le volte, facendo crollare la mia immagine da Crudelia De Mon
Ma tornando in alto vi è ancora una cosa fondamentale: il silenzio. Quello di quando il concorrente vede chi lo ha chiamato. Quello che in televisione non c’è mai, quello che c’è invece nei western, che è uno sguardo e che crea emozione proprio come nel momento in cui si toglie la busta con Love’s theme di Barry White a tutto volume.
Dopo tutto questo, la settimana poteva ricominciare senza farmi troppa paura. Ma se quella di sabato scorso era l’ultima puntata della stagione, ora come farò la domenica sera?

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