Le rose di Santa Rita 2

rose 21 euro e 50 centesimi, bianca e benedetta, venduta da Giuseppe, che stamane si è alzato alle quattro e quaranta e ha ricevuto le rose dal camioncino alle cinque e dieci, in piazza Manin. Altare di Santa Rita, Chiesa della Consolazione, Genova.

Santa Rita fai che le mani mi tremino di meno, ogni giorno le sento peggiorare, come se volessero scapparmi dalle braccia. Non riesco neanche più a prendere il caffè senza quella incapace di Pedra, la mia badante, che non sa fare proprio niente. E se non fosse per mia figlia Giulia, l’avrei già licenziata.

1 euro, rossa, non benedetta, venduta da Maomed che le rose le ha ricevute ieri notte, le ha tenute nel camion e ci ha dormito in mezzo. Altare di Santa Rita, Chiesa della Consolazione, Genova.

Santa Rita se fai tornare Giovanni ti giuro che mi comporto bene. Non mangio più la torta al cioccolato, che poi un’ora di gambe e glutei non basta per buttarla giù. Non vado più a dormire dopo le dieci e mezza, per vedere la replica di Uomini e donne, se il giorno dopo ho scuola. Non dico più che la mamma è una stronza, quando mi sgrida perché non le piace come parlo. Non fumo più una sigaretta, che questo Santa Rita mi raccomando, non lo sa proprio nessuno tranne te e la Dani. Non scrivo più al Luca su wuozap che tanto, comunque, non mi caga. Studio anche inglese e mi faccio interrogare, se fai tornare il mio amore. Che alla fine, al Luca, ho solo dato un bacio. Ed era pure a stampo.

50 centesimi, rosa, non benedetta, comprata da Assef. L’egiziano le ha ricevute due giorni fa, appena fuori Genova, per questo sembrano già un po’ appassite. Comodino, secondo cassetto di casa, Quezzi alta, Genova.

Mi ha raccontato la zia Caterina, che è così che si fa. La faccio seccare in un foglio del Secolo, appendendola a testa in giù. Poi la metto in un sacchettino di quelli che ti danno coi vestiti per i bottoni. A quel punto la infilo nel comò e così lei mi protegge. La Santa, non la rosa. Ne ho tanto bisogno che quest’anno ho visto più medici che raggi di sole. Son tutti uguali quelli lì, parlano poco e son sempre pessimisti, come se fossero Dio, ma più cattivi. Non si rendono conto che stanno trattando con delle persone e neanche più tanto giovani, come nel caso mio. Ma ora ho la rosa e sarà lei a farmi stare meglio, mica quel branco di imbroglioni che non capiscono niente e l’unica cosa che sanno sono i paroloni che hanno in bocca.

2 euro, blu, venduta da Edoardo, il fiorista di Albaro. Gli è stata portata insieme alle altre, stamane alle sei, in negozio, come tutte le mattine. Materasso di casa, Corso Italia, Genova.

Santa Rita sta andando bene, malgrado la crisi. Mi chiamano sempre di più per suonare all’estero. Sembrerebbe che il mio tocco renda Chopin più Chopin, ha detto il Sarfatti, uno dei più grandi e temuti critici del momento. Ma devo starci sempre attento a quella tendinite. Dunque, come diceva maman, una rosa per santa Rita sotto il materasso e passa tutto, bambino mio. Quanto mi manca mamma. Lei che per prima mi ha fatto sentire il larghetto in sib minore. Lei che mi faceva stare sul piano, malgrado avessi suonato tutto il pomeriggio e si vedeva dalla faccia che non ne poteva più. Mi ha insegnato a resistere. Perché è fatta di quello la vita, resistenza. E mi hai insegnato ad amare i notturni. Mi diceva sempre che ero nato alle due e che quella luna era stata la più bella della sua vita.

Il 25 maggio si festeggia Santa Rita e i fedeli di tutto il mondo la omaggiano con delle rose. Alla Santa piaceva questo fiore, perché la sua bellezza resiste alle spine che lo circondano. Allora un giorno di gennaio, malata, nella sua cella monastica di Cascia, chiese ad una cugina di portarle da Roccaporena una rosa della sua terra. Naturalmente, malgrado il freddo, questa fiorì ed avvenne il miracolo.


Colite chic

lizaArriva con una cofana in testa che nemmeno Amy Winehouse ai tempi migliori, un vestito senza spalline, coperto da una giacca di pelle e Converse nere. Neanche il tempo di entrare in macchina e dice “Che cos’è sto profumo nauseabondo?” Naturalmente si riferisce al mio Insolence che, già dal nome effettivamente, non ha tutti i torti, “Alla violetta,” dico, “ma ne ho messo poco poco.”Solo allora mi guarda, come se prima non mi avesse neanche visto, e, nello stesso momento, esprime questi concetti: che bello il tuo vestito, dove l’hai comprato, quanto l’hai pagato, ma è un po’ da troione, soprattutto con quelle scarpe lì. A quel punto inizia il monologo, che dura tutta la sopraelevata e che chiamerei:

Colite chic
“Sai cos’è?che devo mangiare solo carboidrati, perché tutto il resto che mangio, ecco che fine fa, come fosse acqua e passo tutto il giorno al gabinetto. Ma se vado avanti a pastasciutta, poi chi lo dice al mio di dietro? Ecco, faccio cosi’, mi mangio un bel panino stasera, risolvo la colite e poi vado dalla nutrizionista. “Ma il riso?” chiede Giorgia. Il riso no, in quello c’è l’amido che è tutti zuccheri e poi ti manda la glicemia alle stelle. Solo quella, può risolvere il problema. “Quale?” chiede Giorgia la nutrizionista o la pastasciutta?” Io azzardo un: “Ma se fosse un virus? No, virus, stai scherzando. Come quale? Ma qualcuno in questa macchina mi sta ascoltando? Io scendo è…. ve lo dico, me la faccio a piedi la sopraelevata, perché la verità è che non sto per niente bene, allora cosa esco a fare il sabato sera? Una che sta male, sta a casa e si cura. Questa è la maledetta colite nervosa, mi attanaglia. Tutta colpa del negozio, degli sconti, dei turisti, del sole, del caldo, dell’aria condizionata del treno. Voi lo sapete come funzionano i negozi d’abbigliamento? Io e Giorgia ci guardiamo spaventate. Prima si sconta tutto, che tanto arriva la roba nuova, poi, quando è troppo tardi, ci si rende conto, coi saldi, di aver fatto zero guadagno. Si diventa fulminati. Ma mai come i riccastri del levante, però…l’altro giorno ho visto un vaso, bello per carità, bianco con dei disegnini tipo acquarelli. Che Giorgia, anzi, se riesci me lo fai uguale: io lo compro neutro e tu lo pitturi un po’, è ? Giorgia annuisce. Ecco, quel vaso varrebbe 1.500 euro secondo gli snob levantini, ma come si fa? Vi rendete conto? Ma te lo spendi meglio un patrimonio simile… magari in scarpe, che ne so.
Giunte al locale, si prende un panino e si mette in mezzo alla porta dell’osteria. Forse perché ha caldo, forse perché ha freddo. Non so. La Chic sovrasta completamente quella cornice che sparisce dietro alla personalità, al colore degli occhi, alla presenza scenica. Tutti i maschi che passano di lì, durante quel lasso di tempo, entrano. Attirati come api dai fiori. Potrebbe essere una strategia anti crisi per la vita notturna genovese. Somiglia così tanto a Carrie di Sex in the City, penso. Eppure è mora e abbronzata. Spesso capita di sembrare un’attrice dai colori opposti. Una cosa strana, ma succede. Anche una mia allieva, mora con gli occhi scuri: tale e quale a Scarlett Johansson.
Finito il panino della Chic, per me la serata è terminata, anche se sono fuori da un’ora ed un’ora lontana da casa. Il meglio l’ho già visto. Me ne vado in bus, tanto è sabato sera e c’è la luna piena.


Nella dispensa

antitarmeUna bottiglia di Cointreau per un poeta maledetto.Una bottiglia di whisky per un chitarrista sempre afono.Una bottiglia di Chianti che, diversamente dalle altre, non è neanche stata aperta. Una tisana relax all’agrifoglio. Una tisana detox alla menta.Camomilla come se non ci fosse un domani.Una tisana digestiva, al finocchio.
L’altra sera, in mezzo agli spritz degli altri, ho ordinato una tisana. Mi arriva teiera cinese bellissima con scatola porta tè. Vedendola, la riconosco come la casa perfetta per la detox, la relax, la camomilla della dispensa. Nei giorni seguenti la cerco, la trovo, è mia. A casa, col bottino, apro lo sportello e vedo quanto non mi sarei mai aspettata in via Venti: un gruppo di bestioline marroni che banchettano. Prima si ammazzano di tisane e poi si fanno un colpetto in allegria. Tra detox e whisky.. come in una brutta canzone del Liga. Ubriache, ma detossinate. Per un po’ le guardo incantata, immagino di stare con loro e di centrare qualcosa con il banchetto, come se avessi dato il brutto esempio in qualche modo. Poi reagisco. Metto tutto sul tavolo che si riempie di animaletti, difficile mantenere la calma. Penso di bruciarle, di sparare ad ognuna.. dunque prendo la cosa più vicina, lo Chanel n. 5 e comincio a spruzzarglielo contro. Stecchite, ma col migliore profumo della storia addosso. Anche io vorrei morire così, davvero. Insetti silenziosi, poteva andarvi molto peggio.. Fatta pulizia, mi devo occupare della dispensa. Il panico non è passato, ma ricordo di aver comprato un Autan apposta, appena arrivata a Genova: dei fogli da attaccare in dispensa, senza insetticidi, per stare in mezzo agli alimenti.
Ed ecco, come una tassa nella mia vita, giunge l’errore.
Piccola preghiera: Francesca, qualsiasi cosa nuova che incontri, che sia un essere umano, un telefono o un pesticida, te ne prego, leggi prima le istruzioni.
Se per gli esseri umani è un po’ più complicato, anche se certi segni sono inequivocabili, per le cose è quasi sempre presente un libretto di istruzioni.
1 Togliere la striscia rossa sul retro e posizionare il prodotto sull’anta della dispensa
2 Solo ora togliere il foglio protettivo della parte anteriore.
3 Solo a questo punto si attiverà il prodotto che sprigionerà naturalmente un ferormone che attrae il maschio delle tarme alimentari, tanto ghiotte di sementi, lo intrappola grazie alla colla e ne impedisce quindi la riproduzione.
Spaventoso, penso.
Si potesse fare con il maschio degli umani, penso.
Ma naturalmente non leggo le istruzioni. Ed ecco cosa succede:
1) Tolgo per prima cosa il foglio protettivo della parte anteriore del foglio. Per farlo, metto le dita di entrambe le mani sopra alla colla, mi attacco e mi impregno di odore attira maschio tarma. Le dita sembrano incollate in modo definitivo. Per l’eternità.
3) Giro per la casa con sto coso attaccato alle mani per mezz’ora, fino a quando, staccando anche pezzi di pelle, non me ne libero.
Riesco comunque ad attaccare il foglio alla dispensa con dello scotch e distrutta vado a dormire.
Da allora, ogni mattina, controllo sempre se la disinfestazione è partita, ma il foglio rimane immacolato. A parte i pezzi di pelle della mia mano, naturalmente.
La domanda è questa: se il maschio della tarmetta non viene attirato dal foglio, da cosa e soprattutto dove viene attirato?
Vado a lavarmi le mani, un’altra volta. E dato che ci sono, anche una controllatina tra le lenzuola…

 


La dieta dell’Estathé

estateTutte le donne, prima o poi, soffrono della stessa malattia: la dieta. Spesso, il picco del malanno avviene prima dell’estate e dopo Natale, ma i sintomi possono manifestarsi in qualsiasi stagione dell’anno. Gli uomini sembrerebbero esonerati, ma non credete, anche loro stanno sempre più attenti a quel che mangiano. Per ben due volte, nel 2016, mi è capitato di uscire con uno, che mi ha guardato mangiare di gusto. E son soddisfazioni. Quindi, questo articolo, dovrebbe interessare tutti. Ecco le principali diete da me create e seguite.
La dieta dell’appuntamento
La prima mossa è fissare a lungo termine un appuntamento con il vostro oggetto del desiderio. Non essendo vicino, lui accetterà. Del domani, d’altronde, non c’è certezza. A quel punto, io solitamente compro un vestito strepitoso che mi sta benissimo ed infatti è un po’ più piccolo e per chiuderlo serve tanta sofferenza. Ci vorrebbero, per esempio, corpetti che possono essere chiusi solo da una squadra di abili cameriere ottocentesche. Ed io, invece, posso chiedere aiuto solo ai fattorini sudamericani, per altro bravissimi, che girano nei corridoi di via Venti. Senza dimenticare che, con quel tipo di abiti, bisogna evitare tassativamente di piegarsi. Lo strappo, in DATE DAY, equivale a farlo tornare immediatamente nelle braccia ossute della sua ex anoressica e non vederlo più. Passato l’appuntamento e, nel migliore dei casi, tolto il vestito in compagnia, si può ricominciare allegramente a strafogarsi.
La dieta dell’influenza
Questa è perfetta per chi lavora, come me, con i bambini. Quegli esserini meravigliosi, sono soggetti a pestilenze intestinali che combattono in tre-quattro ore. Dopo quel piccolo lasso di tempo, ottimo per attaccarti la qualsiasi, stanno già mangiando un gelato triplo gusto e tu invece ci metti due settimane a ritrovare una strada che non sia quella dalla camera da letto al bagno.
Ed infine, la mia preferita, creata in realtà, da un genio di uomo.
La dieta dell’Estathé.
Ogni volta che hai fame, bevi un Estathé. Ogni vota che ti senti grassa, Estathé. Sostituisci, dunque, ogni pasto con un Estathé. La dieta, molto estiva, è semplice da seguire: la teina tiene su il fisico e il gusto straordinario della bevanda sostiene il morale. Va bene sia nella variante limone, che pesca. Da evitare i gusti strani di ultima generazione, tipo Karkadè o Fruit, non perché non vadano bene a livello calorico, ma perché veramente cattivi.
Ecco, queste le mie preferite. Peccato che non funzionino. Ragione per cui, ho deciso di andare dal dal Dott. Morte, da me soprannominato così, dato il basso numero di calorie che permette giornalmente.
Appena entrata, gli ho detto “Doc, mi faccia scomparire..” E lui, a tono: “Cara, non sono un mago, ma un dietologo.”
Non sei male, dott. Morte, sai stare alla mia ironia e non è poco, ma sappi, che se la tua dieta non funziona si torna all’Estathé.


Ragazza mia

mandateliRagazza mia,
Tu che sei single e cerchi qualcuno che ti offra qualcosa al bar, ma non sai più come fare, dato che, senza il passaggio obbligato dei social network (Tinder meglio, FB vecchio), non ci si abborda più.
Tu che sei stanca di dover aspettare almeno un’ora e quaranta prima di rispondere ad un wuozap di uno che ti piace, perché è così che si fa.
Tu che lamenti che la vita da single faccia schifo.
Tu che dici che ormai, con un ragazzo, si esce solo più giusto per.. E che dopo, la prassi è ignorarsi almeno per quattro giorni per far vedere quanto non te ne freghi niente dell’altro e quanto la vostra era solo un’uscita amichevole. Che voi abbiate fatto sesso da urlo o che abbiate giocato a ping pong. Che siate scappati a Parigi insieme o che abbiate fatto un apericenone. Identico.
Tu che lamenti di non poter chiedere due uscite di fila e, soprattutto, che se il primo messaggio l’hai scritto tu, non puoi certo riscriverne due vicini.
Ragazza mia,
intanto mi rincuora la tua giovane età. Io che i 22 li ho passati da un po’ (anche se non da così tanto) potrei, per stare al passo coi tempi, condividere tutto quello che hai scritto.
Ma ho delle dritte per te. Sintetiche come la nostra epoca moderna, da te tanto odiata, richiede. Ci sono arrivata col sangue e senza comunque risolvere molto. Ma sinceramente, e non lo trovo poco, mi sento soddisfatta di quel che ho o nel peggiore dei casi, di quel che cerco.
1)      Coltiva il tuo progetto. La parola è odiosa e molto contemporanea come situazione, anzi meglio situa, ci sta dentro, aperisushi, o il più colto resiliente, ma rende l’idea. Ne hai sicuramente uno. E se non lo hai, trovalo. Qualcosa che ti dia la voglia di svegliarti il primo maggio da sola, anche nel caso sia una domenica di pioggia. Ballo, canto, farfalle, arredamento. Non importa cosa, importa come. Ti rafforzerà maledettamente e anche chi stai cercando, lo noterà.
2)      Punta bene. Tutte le epoche, non solo quella moderna, sono piene di idioti. Oggi hanno solo più possibilità di esprimersi, come diceva il buon vecchio Eco. Ma ci sono sempre stati. Ignorali. Fai finta che non esistano. Ironizza. Ma intanto cerca: lì in mezzo c’è qualcuno di diverso. Impegnato, il più delle volte, ma diverso.
3)      Nel caso tu abbia trovato quel che cerchi, io, per esempio, per vincere il mio vuoto valoriale alterno gli Adolf Hitler ai Che Guevara (che per tante cose erano simili), non ti scoraggiare al primo insuccesso. Se parli con sincerità e non stai alle regole del gioco, prima o poi, quantomeno, ti noterà. Prima o poi.
4)      Verità e onestà pagano. Ma non subito. Come quei capi che costano tanto e al prezzo di uno da H&M ne compreresti 7, ma poi ti durano per sempre. Se fosse facile, bella, non sarebbe per sempre.
5)      Se non funziona, fregatene e continua a lavorare su te stessa. C’è tanto lavoro da fare. Comunque.
Resisti. I sogni non passano di moda, neanche nell’epoca moderna.
Tua,
Minavagante
(in risposta all’articolo http://www.donne.co/perche-gli-appuntamenti-moderni-fanno-schifo/)