bacio guanHo sempre nutrito una certa antipatia per i siti di incontri. Forse perché  simpatizzo per le agenzie matrimoniali, distrutte dal loro avvento. Avevo anche fatto i colloqui per Eliana Monti, ma mi dissero che non ero una figura abbastanza rassicurante. Poi penso che, per me, le conoscenze sul web siano inutili. Gli uomini che ho amato, più che social, sono dei sociopatici. Privi di cellulare, malgrado siano giovani o addirittura fieri di un Nokia 3310, sono allergici a Facebook, nel quale identificano il principio di ogni male. Maschi che, in casa, non hanno né una connessione internet, né un pc e nel raro caso siano dotati di uno smartphone, visitano wuoz app raramente. Quando vedo che l’ultimo accesso non è di un minuto fa, ma di ieri alle 15, mi prende un brivido alla schiena. Adoro saperli diversi da me e da coloro che dipendono da un fischiettìo, una notifica, un mi piace. Ma la mia amica mi ripete, almeno una volta al giorno, di iscrivermi su Meetic. “No, no, Meetic mai. Magari, Tinder”.E su questo ho già scritto. Ma abbiamo fatto dei in passi avanti da allora. Dopo che:
Maurizio, 38, occhiali da sole polarizzati e pettorali, “Uei, stai bene, bellezza?”
Giovanni, 32, calvo e abbronzato, tutto palestra e spiaggia.
Luca, 44, camicia bianca a barbetta, con una ex moglie che gli lascia messaggi di odio sul parabrezza.
Davide, 28, tramonto sul mare, con lo yoga è riuscito a superare i problemi di alcol e droga.
Marco, 46, brizzolato ed occhi neri, col corso di latino americano, ha cambiato la sua vita: “Dovresti farlo anche tu” mi suggerisce.
Tra le foto, vedo un ragazzo che conosco. Amico di amici, incontrato una volta in pizzeria. Mi era sembrato carino già quella sera. Ho pensato: che fortuna, a volte, questi siti d’incontri. Così ci parliamo, ci ricordiamo e ci incontriamo ed è un bel tempo insieme. Mi racconta, però, che da un po’ la salute lo ha abbandonato. “Quest’anno l’influenza è bruttissima. Ho preso entrambi i ceppi, malgrado il vaccino” lo rassicuro. Mi accompagna a casa in macchina e ci baciamo sulla guancia. Mentre salgo in via Venti penso che dovrei iscrivermi anche a Meetic e che la mia amica ha sempre ragione. Però, dopo qualche giorno, quel ragazzo mi chiama per dirmi che gli esami del sangue l’hanno trovato positivo alla mononucleosi. Messo giù il telefono, mi collego ad internet. LA MALATTIA DEL BACIO, la chiamano. Ricordi ed immagini, mi travolgono, come in uno stream of consciousness:
Serena, 15 anni, per non perdere la lezione di canto, anni fa si presentò con la mono. Io indossai, per le successive quattro ore, una mascherina. Il pianista, nell’aula accanto, pensò fosse una tecnica per liberare il diaframma:
Sms al mio medico: “Doc, con un bacio sulla guancia si può prendere la mono?”
Mia zia, pediatra: “Naturalmente. I bambini se la passano sempre e non mi pare siano esperti di  baci alla francese”.
La mia amica: “Se è così carino, potresti valutare se ne vale la pena. A volte la mono viene in forma leggera”.
Una mia collega:“La prima supplenza che ho fatto era la sostituzione di quella malattia lì. Il poveretto la superò dopo sei mesi e gli si ingrossò il fegato come un cocomero”.
Nei 60 giorni  successivi, quelli della possibile incubazione, soffro di forte paranoia. Ad ogni mal di gola, raffreddore o tosse giunge la certezza di salutare fegato, canto ed estate. Ora so di non averla presa, ma quanto dovrò aspettare per rincontrare il ragazzo in questione? Dicono che nella saliva, la mono possa resistere anche sei mesi. Maledetti siano i siti d’incontro.

Comments (1)

  1. Ciao, questo è un commento.
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