14445856_10154347482071690_212781344_nPochi giorni fa sono stata invitata all’inaugurazione della mostra di Aldo Mondino, al museo di arte contemporanea Villa Croce.
A Genova i miei momenti più mondani corrispondono
al panino di mezzogiorno col capocollo di cinghiale ed un quartino di rosso al Gran Ristoro,
ad un Gin Tonic afer dinner al Tartan di Boccadasse,
e, per non perdere il trasferimento di qualche nuovo ed elegante professionista,
ad una “macchia”alla Bottega del caffè a metà mattinata.
Invece Villa Croce.
Che, col suo giardino sul mare, è uno di quei posti che spiegano perché sono finita in questa città.
Per giunta l’inaugurazione coincide con la settimana del Salone Nautico, per noi corrispondente a quella della moda a Milano.
Infatti, invece delle modelle, Genova si riempie di uomini brizzolati.
Gli amanti del salone, che risiedono all’ex Bentley, con taglio fresco di barbiere e completo bluette, fumano lunghi sigari davanti a Magnum di champagne nei bar limitrofi a Carignano.
E anche questo racconta perché da Milano mi sono trasferita in questa città.
Businessman su modella, per me, vince come carta su sasso alla morra.
Ma ad un vernissage bisogna sapersi comportare.
Ed ecco come non passare inosservati in un ambiente così radical chic.
La prima cosa importante sono le scarpe che si indossano.
Per le donne, malgrado la scelta sia ampissima, c’è una certa libertà.
Ormai la scarpa femminile, soprattutto ad una inaugurazione, diventa gioco, provocazione, citazione, si trasforma in opera d’arte stessa. Venerdì ne ho viste un paio, ai piedi di una bionda, che parevano un quadro astratto. Un tripudio di paillettes, con diverse gradazioni d’azzurro, erano simili ad una coda di sirena.
Ma per lui, come ho sempre pensato, le scarpe sono la componente che distingue il signore e l’uomo elegante da chi non lo è. E dunque al vernissage diamoci dentro. Sul bel pavimento di marmo di villa Croce ho visto: francesine-oxford, derby, addirittura delle velvet slippers.
Ma mi ha colpito in particolare un mocassino rosso portato con molta nonchalance su un abito blu. Non ti ho neanche guardato in viso, signore, ma sei stato bravo. Davvero.
La seconda cosa importante ad una inaugurazione è il vino 
Naturalmente mentre si visita la mostra, tutta l’attenzione è dedicata alle opere e, come nel fortunato caso che mi ha accolto, alle parole della preparatissima guida.
Ma terminato il percorso, il momento del rinfresco è quello essenziale per le public relations.
Un po’ come l’intervallo all’opera, d’altronde.
E dunque ci si trova, sconosciuti, di fronte a bottiglie di vino, spumante nella maggior parte dei casi, ma potrebbe essere anche rosso o bianco se proveniente da un catering particolarmente ricco.
E dunque bisogna essere pronti a stupire il nostro vicino con un commento adeguato.
Ricordate: la prima impressione è sempre la più importante.
Osservate colore, trasparenza, annusate e poi dopo un breve assaggio, come se vi bagnaste le labbra, partite con:
Pietra focaia.
Aut vaniglia e noce.
Aut tartufi e violetta.
Aut ribes e lampone.
Ma per non sbagliare mai, la parola d’ordine è :
selvatico e more.

Ed infine, mi chiederete, di arte, non se ne parla?
Per fortuna, le opere contemporanee permettono una naturale libertà di stimoli ed accostamenti, che, dopo un po’ di selvatico e more e qualche complimento alle estremità inferiori ed a ciò che le contiene, rendono più competente e disinibito anche il semplice appassionato.

Le opere di Aldo Mondino fotografate sono:

The Bizantine Word, 1999
Cioccolatini su tavola

Trofeo, 1996
(Trophy)
Vetro, bronzo

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