La mia insegnante di danza

Solo per una volta all’anno, da quando mi sveglio a quando vado a dormire, l’unica cosa che voglio è danzare.
Sono mossa da una gioia fortissima ed immotivata che sembra poter uscire da me, solo ballando.


I gemelli Ulisse e Camilla


Il Dott. R

14658281_10154410583806690_139480562_nIl Dott. R è richiestissimo.
Malgrado ci siano i numeri, nella sala d’attesa del suo studio, almeno una trentina di anziani lottano per passare uno prima dell’altro.
Escogitano sempre le più assurde strategie, dall’ io ho solo una ricetta da prendere, ad io sono un rappresentante, che, data l’età, appare strano, al più classico ci metto solo un minuto, il Dottore mi ha già visto.
Poi, lavorano nell’ombra per guadagnare posizioni.
Ma, mi chiedo, cosa devono fare questi diversamente giovani, appena usciti dalla sala d’attesa?
Devono andare a far la spesa al Mercato Orientale, che quella sera hanno tutta la famiglia a cena, a prendere i nipoti al corso di baby pilates, che mio figlio oggi proprio non può, partecipare a francese all’Università della Terza Età, che la mente va tenuta sempre in allenamento…hanno così tanti impegni che, al confronto, sono una nullafacente.
Insomma, in caso che non ci siano emergenze particolari, io, al dott. R, telefono.
Ed ogni volta che lui vede il mio numero, ha paura.
Perché le mie richieste sono incredibili, come potete immaginare.

Driin

Doc, ho dato un bacino sulla guancia ad un ragazzo e ho fatto con lui anche un viaggio in macchina.
A dire il vero, dopo un aperitivo, mi ha dato un passaggio da piazza De Ferrari a via Venti.
In quel percorso mi ha raccontato che non si sentiva bene ed io ero convinta che avesse l’influenza, che quest’anno è terribile, gli ho detto.
Ieri mi ha richiamato, non perché pazzo di me, ma perché ha fatto gli esami del sangue e risulterebbe positivo alla mononucleosi. Pensi che io l’abbia presa?

Driin

Dottor R. Ciao! Come stai? Io così così…ho preso una terribile pallonata nella pancia da Vincenzo.
Sai, Vincenzo è un ragazzo down che ha due spalle e due mani che son quattro volte le mie, ma non mi voleva fare male, anzi dicono che se ti tira le pallonate contro, prova per te una particolare simpatia. Lo chiamerei quasi amore quello di Vincenzo per me, forse è un po’ violento nel dimostrarlo, ma mi dice sempre che son bella, anzi, precisamente:
“Bella, ma zitta.”
Forse non ha tutti i torti, 
però cosa faccio per la pallonata, vado al Pronto Soccorso?

Driin

Ciao Dottore, come va? Io non tanto bene, sai, in classe c’è un caso di varicella.
Te lo ricordi l’anno scorso che ho fatto il morbillo ad agosto in via Venti?
Vorrei evitare la varicella da adulta perché te lo giuro, quella volta ho pensato di morire.
Di notte mi mancava il respiro, dovevo avere l’esantema fin dentro i pomoni.
Poi io ho sempre un po’ d’asma, son soggetto allergico.
Come quella volta in cui, quello che mi piaceva così tanto non si fece sentire per 22 giorni di seguito.
Ecco, anche lì avevo avuto una sorta di blocco respiratorio…che poi mi spiegasti che si chiamava attacco di panico. Per fortuna che ci sei tu, ma io lo eviterei, in partenza, si potesse.
Mi troveresti al più presto un vaccino?

Driin

Caro Doc, ti volevo dire che ho un problema col sonno. Non è che sei impegnato, è ?
Te lo vorrei spiegare bene affinché tu capisca e mi possa aiutare.
Io, la mattina, non riesco a stare in piedi.
Ma il problema non è che vado a dormire tardi, ma proprio che le prime ore della notte non mi riposano.
Ti faccio un esempio:
Se io vado a dormire alle 4 e mi sveglio alle 12, sono riposata come una bambina.
Ma se io vado a dormire alle 11 e la sveglia suona alle 7, al risveglio voglio morire.
Mi ritrovo con la nausea, il cattivo umore e la morte dentro.

Eppure son sempre otto ore.
Non capisco il motivo, Doc, non è che conosci un dottore del sonno?
Potrei cavarmela con qualche esame e risolvere il problema.

Driin

Doc, sarò velocissima, lo so che sei tanto preso, ma ho un problema gravissimo: malgrado io ne abbia numerosi motivi, non riesco a piangere.
Non esce una lacrima nemmeno se mi sforzo. 
Ho provato ad immaginare i bambini che muoiono di fame in Africa,  
a pensare al giorno dopo la Befana, in cui un altro Natale è passato e si riprende la scuola,
a ricordare quando, sempre quel ragazzo che mi piaceva tanto, non si fece sentire per tutto il mese d’agosto,
a riguardare Pomodori verdi fritti alla fermata del treno
o Il dottor Zivago, o, peggio,  La vita è una cosa meravigliosa,

ma niente.
Hai per caso qualcosa da darmi?

In quei momenti, secondo me, il Dottor. R pensa che bisognerebbe provare con due sberle.
Poi vediamo se non piange.
Ma, per fortuna, è troppo gentile, per dirlo.


Il Maini poeta

robertoMi ero beccata il morbillo quell’estate. Mi avevano detto che sarebbe stata una serata facile e pagata bene. Quindi doveva esserci qualcosa che non andava. Infatti il cantante che doveva occuparsi dell’animazione non aveva una bella faccia. E malgrado la febbre, i sudori freddi e gli occhi lucidissimi continuava ad utilizzare il mio microfono. Dopo un mese, l’11 agosto, come una tassa inesorabile, giunse la malattia. Via Venti Settembre 20 era deserta a parte me, le mie macchie, la guardia giurata Roberta e lui. Roberto Maini. Di persona l’ho conosciuto così. Prima, per me, quello strano pittore spiccava solo nei meravigliosi racconti di certi intellettuali genovesi. In gioventù, si narrava, che facesse parte di un trio composto da Aldo Padovano, ancora oggi un’istituzione per la città, e Mastroianni, un signore bello ed elegante che chiamavano così per la somiglianza all’attore. Insieme prendevano caffè da Mangini. Parlavano. Inventavano. Facevano poesia. Pare che una volta avessero attraversato con una macchina d’epoca Via XXV Aprile, ma nessuno sapesse guidare. Alcuni anni dopo, io e Roberto ci trovammo a condividere un cavedio troppo piccolo, uno di fronte all’altro, dirimpettai, come nel duello finale di un western. Si metteva alla finestra, della quale intravedevo la tapparella abbassata quasi completamente e dalla quale usciva la sua voce. Non quella metallica che faceva risuonare per la città, ma dolce, sussurrata, una cantilena di parole che uscivano tanto musicali, quanto terribili. Insulti, profondi, irrazionali, ma azzeccatissimi. “Ti metti la crema, ti togli la crema. E poi te la rimetti ancora” diceva, ritraendomi perfettamente. Era questo Roberto. Ti guardava dentro. Anche se la sua tapparella era tirata giù. Anche se non ti aveva ancora mai incontrato. E poi faceva la sintesi. La prima volta che viaggiammo in ascensore insieme, ero con un’amica con cui avevo fatto serata. Ci disse che eravamo stanche e che per noi ci voleva la pietra di luna, due cucchiai, tutte le mattine. Da lì in poi avanguardia pura. Ogni volta che andavo al quinto o scendevo a terra mi guardavo attorno come ad aspettarlo. Non avevo paura di rimanere in quel piccolo spazio con lui perché, come mi spiegò Sirianni una sera, l’aggressività verbale è raramente anche fisica. Meglio dei criminologi, Federico Sirianni. Se salivo dopo di lui, l’odore di tabacco, polvere e ruggine che stanziava nell’abitacolo ad ogni suo passaggio, mi rimaneva addosso per ore. Ma era proprio nei luoghi chiusi che le sue frasi prendevano vita: lì rimbombavano, rimbalzavano, rotolavano. Alcune mi son state raccontate, altre le ho trovate sulle vostre bacheche in questi giorni, certe me le ha gridate contro. Ma se si ascolta bene, quelle parole circolano ancora grazie alla sua voce unica ed indimenticabile. Tra i caffè eleganti di Galleria Mazzini, sempre uguale a se stessa. Nella stazione Principe, anche se nuova di zecca. Nei miei tre ascensori, che quando li chiami non arrivano mai. E suonano così forti ed esatte che qualche sorso va certamente di traverso, qualcuno il treno lo perde e sicuramente qualche ascensore si ferma.

“Il panama e gli inglesi”

E questi svizzeri con i loro treni dai tetti di carte di credito dove vogliono andare?”

“Londra, Parigi, Bolzaneto: ho girato il mondo!”

“E l’ aquila vide che nacquero moooolte gaaaaliiiine”

“Bastano poche parole per rendere felice un uomo: mani in alto! Questa è una rapina!”

“Son le 17,50, le 17.51, 17.52, le 17.53 e in paradiso non ti passa più” 

 “Se scoppia la bomba il mondo non sarà più spermatico!”

“Quel bastardo che ha inventato il bidet”

“Avete i buchi di culo come lavatrici”

“Capitalista di merda, gliel’hai comprata la pelliccia a tua moglie?”

” Ciao, ciao belina artistica!”

Un mio amico attore, in dizione perfetta, gli chiese: “Roberto come fai ad avere quella voce così profonda? Un segreto che mi servirebbe per recitare.” E lui rispose: “Perché ho mangiato una merda.” 


Il nutrizionista Bobby Soul

IMG_0525Lui gira quasi sempre solo, a piedi e di notte. Quando lo incontri sembra che si sia materializzato in quel momento, non sai da dove venga, nè dove stia andando. Ma appena ti vede è capace di darti tutto quello che ha. Non è uno che si risparmia, il Ragioniere: una deformazione professionale, anche mentre canta fa così. Dopo poco, seduti al tavolino di un bar a separarci è solo un Vodkatini: io non lo ordino causa dieta del Dott. Morte. “Al massimo mi prendo una birretta dopo” gli dico per scusarmi. Penso che sia finita lì, invece sta solo iniziando: “Sbagliatissimo” mi rimprovera con piglio sicuro “la vodka non fa ingrassare. Certo, dipende dalle distillazioni e dal grado di purezza, ma sai che le modelle non bevono altro?” Nella mia testa si materializzano Naomi Campbell, Nancy Crawford, Claudia Schiffer, Twiggy, Kate Moss, Eva Herzigova,Heidi Klum e Giselle Bundchen che circondano il Rag. Debenedetti, il Maschio Alfa. Poi torno alla realtà e al suo consiglio: un nutrizionista non sarebbe stato così esaustivo, infatti, dato che le cose non me le faccio dire due volte, dopo pochi secondi ci uniscono due Vodkatini. “Inoltre di gran classe, elegante, ti si addice, niente a che vedere con quel piscio giallo.” Come dargli torto? Mi chiede cosa mangio. Insalata, bresaola, carni bianche. Io cerco di riportare la conversazione sul mio argomento preferito: gli uomini. “Sei sempre triste per qualche maschio tu..è interessante solo il tuo alternare Hitler a Che Guevara. Per te conta la fede, non da quale parte stia.” Quanto è vero. Non ha voglia di sentire le mie storie, i miei sbagli. “Non so se è  più  noioso quello che dici o quello che mangi, per fortuna che sei bella, una gran figa, forse troppo. Il mondo è deforme.” I suoi complimenti passano in un secondo dalla pornografia alla poesia. Lo ho molto amato, un tempo, per questo.
Iniziano finalmente gli aneddoti e, catapultata nel suo mondo, mi trovo al Luna park, nel punto più alto di un calcio in culo.
Mi racconta di quando era stato chiamato alla Ruta di Camogli, su una barca a vela, per insegnare a Bocelli l’inglese. Me lo vedo Andrea, cieco ed abbronzato, ad ascoltar attentamente i consigli del ragioniere che poi riutilizzerà, chissà quante volte, ai concerti di Natale a Central Park.
Non so come, passiamo a certe tribù  indigene che, dice, sono in grado di dormire in piedi. Forse mi vuole dimostrare che il sonno non esiste o forse che è importantissimo. Quello che mi sembra chiaro è che non sa nemmeno lui cosa stia dicendo.
Infine, la descrizione di un suo amico, a quanto pare molto curioso. “Com’è?” gli chiedo. Ed ecco che, come uno sparo, giunge la frase, “Un adoratore del Big Bamboo” dice. Il suo rapporto col corpo è di radice romagnola, proviene dalla parte di sua madre. Adora le tette delle donne, le ha anche sull’accendino. Meglio se grandi, ma van bene anche piccole, dice sempre. Ed eccoci al Big Bamboo, l’equivalente maschile dei seni femminili. Parole belle ed efficaci. Disegni nell’aria. Anche io sono bravina con le frasi d’effetto, ma i miei son titoli da quotidiano locale, le sue suonano come verità.
L’adoratore del Big Bamboo è il collante tra le tribù azteche che dormono come Dracula nella bara e Bocelli che canta (Sittin’ on) The Dock of the Bay mentre lui batte le mani, gridando: “L’inglese è solo una fottuta questione di ritmo
Possiamo chiudere la serata al karaoke e, quando arrivano le noccioline, termina con un: “Sono un antiossidante naturale, diglielo al Dott. Morte e mangiane più che puoi”
Spazzolo la ciotolina. Noccioline: 580 kcal per 100 grammi. Peggio del pane e dei biscotti. Domenica mattina mi trascino sulla bilancia che segna, crudele, un kg in più.
Il nutrizionista Bobby Soul