Pasqua 2017

Coniglietto Pasquale

Sono tranquilla, seduta a rimirar il mare nella cittadina di Varazze.
Mi passa di fronte
un padre che canta Occidentali ‘s Karma ai suoi due bambini,
una milanese che si lamenta con l’amica di quanto i liguri siano cafoni ed antipatici, seguita da un ligure che si lamenta con l’amico di quanto le milanesi siano cafone ed antipatiche.


I maniaci della passeggiata


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Il tratto pedonale che unisce Cogoleto e Varazze è meraviglioso come solo un parco naturale sul mare, il Beigua Geopark nello specifico, sa essere. Luogo ideale per grandi e piccini, sportivi, camminatori, biciclettari, coppie di innamorati, vi può stupire per le bellezze naturalistiche che potrete osservare lungo il percorso. Punti panoramici, vegetazione, profumi di macchia mediterranea, rocce. Il lungomare è un vero museo a cielo aperto che attraversa la vecchia linea ferroviaria a binario unico che, realizzata tra il 1860 ed il 1868 sotto il Regno d’Italia e dismessa poi nel 1970, collegava Genova a Ventimiglia. E se di giorno è splendido, di notte è sturm und drang puro. Luna riflessa sul mare, profumi di alloro, elicriso, salvia e rosmarino.

Ma come ogni meraviglia, anche questa, ha il suo lato oscuro.
Il nostro lido sul mare, nella bella stagione, è meta di procaci amanti della tintarella. Queste bagnanti appostate nelle calette tendono a svestirsi sempre di più per evitare gli odiosi segni del costume. E sono proprio loro le inconsapevoli attrazioni che richiamano, come fiori per le api, i veri abitanti del Lungomare Europa:
I maniaci della passeggiata.
Da sempre presenti in questa location paradisiaca, me li ricordo già da bambina, facendo parte di una comunità organizzata, convergono in un vertice:
Il perverso supremo
Abbronzatissimo, data la sua presenza in loco dalla prima bella giornata di maggio a ottobre inoltrato, dimostra una sessantina d’anni, capelli scurissimi, certamente tinti. Difficile intravedere i suoi lineamenti sotto alla pelle carbonizzata, può ricordare un Saccottino dimenticato nel fornetto del Mulino Bianco. Meridionale, tende a parlare poco. Il suo ruolo è quello di incanalare ed appostare tutti gli altri maniaci nelle diverse parti del litorale. Fornisce posizioni ed informazioni dettagliate su topless, perizomi o coppie che amoreggiano nelle varie insenature.
I guardoni generici
Amano la natura in tutte le sue forme. Il paesaggio, nel senso più esteso si possa intendere. Tendono a scegliere punti in cui, nascosti, osservano invece benissimo. Canne di bambù, zone di vegetazione particolarmente rigogliosa permettono loro, di affacciarsi sulla spiaggia.
Gli appostati di terra
Meno timidi, più intraprendenti. Preferiscono essere visti. Può capitare che chiedano alla preda: “Posso stare qui?” e fissino, silenti. In caso che la vittima non sia consenziente, ribattono stupiti: “Ma come? Io non faccio niente di male”.
Gli appostati di mare
Il loro habitat è acquatico. Per osservare i fondali utilizzano maschere, occhiali ed altri strumenti che permettano una visione chiara delle bellezze marine. Molto silenziosi, potreste trovarli dietro di voi, senza accorgervene.
I liberi
Sono gli sportivi per eccellenza. Uniscono attività fisica e rimorchio. Amano fare sport in mezzo alla natura, che li stimola in tutti i sensi.
Il cicloporco Più veloce e snello tende a fare complimenti, occhiolini o affermazioni osè e poi a scappare veloce.
Il porno runner Mentre corre, ansima profondamente e rumorosamente per tutto il tratto.

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Ora siete stati avvertiti. Tra le serpentiti, che rinfrangono il loro nero verdastro verso Cogoleto e i metagabbri che illuminano con il bianco paglierino in direzione di Varazze, in questo paradiso incastonato tra il verde della vegetazione e il blu del mare, è molto presente questa curiosa specie sempre in crescita. Buona passeggiata!


Chi cerca, trova

14037330_10154246265601690_1821669458_oCapita a tutti noi di perdere qualcosa a cui teniamo. Ci sono cose che non troviamo più, cose che finiscono nelle mani di altri e cose che magari abbiamo buttato per errore. Una volta cestinai cinquanta euro. Mi ero dimenticata di averli nascosti in una vecchia scatolina rovinata e, in uno dei miei ripulisti da crisi di cuore, finirono direttamente nella spazzatura. Un paio di scarpe in meno. Anzi, ho rischiato fossero due, dato che l’ultima ossessione è stata quella di aver perso il mio sandalo preferito. A listine di pelle nera con un tacco assassino, avevano la caratteristica di rendere speciali le occasioni in cui venivano indossate. La prima festa karaoke ai Piani, serata resa indimenticabile da spiedini di pesce aromatizzati agli agrumi. La mia amica, in quell’occasione, mi ritrasse fotografandole abbandonate sul pavimento, vicino ad un tappo di champagne. Me le ero tolte per ballare: mai avuto effigie più somigliante. Un uomo così acceso dal desiderio da sfilarmele sull’autostrada dei Fiori che ci avrebbe riportato a casa. Non guidava lui, per fortuna. E dopo quell’occasione non ricordo più nulla. Sparite. All’incirca due anni fa, da un momento all’altro. Dopo un periodo iniziale di ricerca in tutte le mie case e in quelle degli ultimi fidanzati, mi rivolsi a mio padre che in queste cose è l’unico in grado di aiutarmi. Vivo la sparizione di un oggetto così caro, proprio come fosse un amore che va via. E il mio genitore, in qualche modo, capisce. Forse per il suo lavoro, incentrato su un bene di lusso, sa dare il giusto valore alle cose. Gli feci disegni del modello, in modo che riuscisse a riconoscerle. Ero certa fossero nella residenza estiva dei Piani d’Invrea. “Niente, le scarpe non ci sono” disse. Allora cominciai ad ipotizzare di averle lasciate a casa di qualcuno. Effettivamente è impossibile affrontare la mattina con quei tacchi. Mi immaginavo di uscire con delle Havaianas o delle Superga del padrone\a di casa, mentre sotto il letto rimanevano loro, nascoste, abbandonate. O perse a Milano in mezzo a calzature vecchie e dismesse. Spaventate, sole. Ho passato l’ultimo fine settimana a metter sotto sopra la casa del mare. Mentre agosto fuori picchiava, io aprivo scatole, cassetti e mi facevo cadere in testa sacchetti situati sopra gli armadi, così in alto da poterli raggiungere solo col bastone della scopa. Per trovare:
libri di Jackie Collins,
armoniche a bocca,
rossetti nuovi dai colori estivi,
bomboniere perse e dimenticate,
radiografie,
guide turistiche di luoghi inventati,
lettere di addio.
Ma delle scarpe neanche l’ombra.
La mattina, ancora sfinita dalla ricerca, arriva una telefonata dal capofamiglia.
“Sai quelle scarpe di cui mi chiedevi tempo fa..? Mi è venuta un’idea di dove potrebbero essere”
Lui cura personalmente il giardino e tiene alcuni dei suoi attrezzi in una intercapedine sulla scala. Non è il suo deposito principale, ma un vero e proprio nascondiglio dove tiene grossi martelli, picconi, rastrelli, cazzuole, sottovasi ed altre diavolerie. La sua caratteristica principale, dice, è di non essere umido. Non finisco neanche la telefonata e le vedo lì, conservate perfettamente, in mezzo agli attrezzi. Un pensiero gentile, “Perchè non si rovinassero con il salino, sai, sono così belle”.
Grazie papà e buon onomastico.


Caro Franco, ti scrivo

1269603156_1-300x214Caro Franco, come stai?
Lo so e´stata una stagione strana, il tempo non e´stato molto favorevole per uno che gestisce uno stabilimento balneare come te. Mi auguro che nei weekend di sole tu abbia un po’ recuperato.
Oggi hai due lettini liberi?
A Varazze dovrebbe splendere il sole, invece qui a Berlino appena arriva e´gia´andato via. Questo ti fa sentire ancora di piu´la sua mancanza. La cosa piu`leggera che ho visto per strada e`il trench e quella piu`pesante una giacca da sci. I berliner sembrano amare l’arrivo dell`inverno e il vestirsi pesante.
Hai per caso ancora un´insalata, quella con la mozzarella di bufala e i pomodorini?
La sera mangio lo stinco che e´talmente pesante che puo´essere mandato giu´solo con la birra weisse. Pensa che io sono abbastanza magra rispetto alla media. Le taglie generalmente partono dalla 44 che qui e´una 40, forse per sentirsi meno in colpa. Il motivo e´che a base della dieta nazionale ci sono i wuster. Brat wurst, curry wurst…Anche i bambini lo mangiano. Se prendi l’insalata poi non migliora perche´naviga nella salsa.
Una Corona faccio in tempo a berla?
Sulla terrazza, mentre Arianna chiude. Parlando di amore e vita. Sai qui in Germania dopo aver mangiato i wurst si beve. La Schneider Weisse: buonissima, stillata in sette tappi, tutti e sette pericolosissimi per chi non è abituato. Vi consiglio di berla con grande moderazione. Basta esagerare un po’e i sette tappi inizieranno a girarvi nel cervello. La spirale di orzo e malto del tappo 1, le foglioline aromatiche del tappo 4, la neve del tappo 2 inizieranno a creare un vortice e voi sarete li´in mezzo, senza difese. Per non parlare dell´8,2 per cento di alcool dell`Aventinus, la temibile Tap 6, che fa paura anche ai tedeschi piu´ esercitati…
L´abbronzatura qui e´piu´intensa di quella della Baia del Corvo.
Non dipende dal sole, no. Tutte queste birre regalano agli avventori quel colore rosso intenso dovuto alla pressione sanguigna. A me lo fa un po´sulle gote, ma i piu´preparati qui lo hanno su tutto il viso. Pero´la birra fa bene ai capelli, sai? Le ragazze li portano tutte lunghi, spessi e biondi.
La moda qui e´importante quasi come ai bagni.
In modo diverso pero´, hanno un loro concetto di moda. Non parlo dei giovani berlinesi che fanno tendenza in tutta Europa, no. Parlo delle Facce da Derrick come le chiamo io. Completi vintage degli anni ´60 e´70. Marroni, azzurri, grigi in tutte le loro gradazioni. Sembra di respirare la naftalina a guardarli. L´altro giorno in una kneipe, le loro taverne si chiamano cosi´, ho mangiato con una coppia. Lui: sulla cinquantina, occhialoni rettangolari, completo grigio carta da zucchero. Lei: tailleur gonna grigio.  Potevano essere gli assassini in una puntata di Derrick, Franco.
Ogni tanto le danno anche in Italia le repliche dell´ispettore di Monaco, magari nelle mattine estive.
Ma tu Franco la mattina lavori…

 


Tutto in una notte estate

pallonciniStasera vorrei passare una serata tranquilla. Domani stare in spiaggia tutto il giorno: lettino, bibita, libro. Come quelle vere sciure de Milan. Pare che sia bello, speriamo. Ultimamente i metereologi sembrano ubriachi. E sembra di essere in Scozia. Senza i castelli. Almeno bagna il giardino.
In paese c’è un concerto swing all’Osteria prendo la macchina e vado, sarebbe un peccato perderlo. Il gruppo che suona è ingaggiato da due locali quindi invece che girarsi o da uno o dall’altro, suona nel mezzo. Verso una porta di ferro chiusa. Mah. Dall’altro locale, quello che non ha partecipato parte una musica tunz a manetta. Tutti si lamentano, “Incivili”, gridano. Sincera, a me piace di più la musica tunz. Un pensiero mi attraversa. Mi viene da piangere. Decido d far due passi. Il paese di mare è al suo climax, ballerini di tango si esibiscono in ogni dove. Mi viene sempre più da piangere. Non ho mai saputo ballare il tango, sarei più portata per la polka, per la mazurka. Una volta in questo paese c’era la festa dell’Unità sul molo e ballavano quei balli lì. E io guardavo sognante le coppie che avevano atteso per tutto l’inverno che arrivasse la festa dell’Unità. Si erano esercitati ogni giorno con dedizione proprio come nelle loro relazioni fatte di serate a casa, di film in prima visione alla tv, di racconti quotidiani. Ci avevano messo dell’impegno ed erano migliorati.
Mentre i ballerini si lanciano in passi sinuosissimi incontro un ragazzino, vede che piango e mi parla.
E’ simpatico, è di passaggio, non c’è su facebook.”Mi dice so io cosa ti ci vuole” e mi porta da un suo amico pizzaiolo. È egiziano e si chiama Pasquale. Ma non era egiziano? Si, ma il nome vero non se lo ricorda nessuno.  Pasquale ci cucina una cotoletta. Io son di Milano e volevo mangiare una pizza, ma sbagliavo perché la cotoletta è meravigliosa. Al tavolo c’è una psicologa che si diletta di canto, sta facendo un’audizione alla figlia della proprietaria. Dice che la voce non è abbastanza in testa, mi sembra che centri Jung.
La cotoletta piace anche al ragazzino, forse anche la psicologa piace al ragazzino.
È sposato, dimostra vent’anni e gli piacciono i Beatles.
L’amico della figlia della proprietaria ha tredici anni e una pistola giocattolo. Parte un colpo. Forse non è giocattolo. Io grido, la psicologa se ne va. Saluto tutti, ma Pasquale mi dona un etilometro portatile, anche detto “il palloncino”. Mi dice: “Non si sa mai” Andando verso la macchina trovo un tipo sporco di sangue che mi chiede se ho visto una ragazza sporca di sangue, del suo sangue, sottolinea. Scappo, ma vorrei chiedergli cosa c’è che non va. Vicino alla macchina trovo dei palloncini rossi rimasti dall’esibizione di tango. Li prendo, li metto nel retro della macchina, insieme a quello che indaga la gradazione alcolica. Parto. Inizia a piovere fortissimo. È il meno, penso. Una bomba d’acqua.
Domani doveva essere bello, dovevo andare al mare. Doveva essere una serata tranquilla..