Come maggese (seconda parte)

Prima settimana di quarantena
Non riesco a reggere giornalmente la curva dei morti in TV.
C’è un’unica trasmissione allora che sostituisco al tg in questo periodo.
Uomini e donne di Maria De Filippi.
Il programma è identificato dal novantanove per cento dei pensanti con l’inferno e la conduttrice con chi ne sta a capo.
Io, invece, seguo il trono over.

Come maggese

Il maggese è quella pratica agricola che consiste nella messa a riposo di un appezzamento di terreno per restituirgli fertilità.

Lo so che è un matto.
Infatti ogni volta che lo incontro abbasso gli occhi.
Non si può certo avere empatia per tutti e tutto, non certamente con il lavoro che faccio io.

Quando la mamma è lontana

Lidia Cavoretto. Serlone (frazione di Locana Canavese)

La morte capita.

Anche quella della propria mamma, purtroppo.

Se ci pensiamo, è successo anche a Bambi.

Ma oltre a me e al piccolo cerbiatto, ultimamente ho condiviso questo con alcune amiche.

Sarà una questione di età comune?

Del clima che stiamo rovinando e per vendetta ci sta uccidendo le cose più care?

Mi piace pensare, invece, che le nostre madri abbiano avuto voglia di far altro.

Magari insieme.

Aiutare qualcuno che aveva più bisogno di noi per esempio, o fare degli aperitivi e guardarci da ovunque siano.

Parlando di quanto ci vogliono bene.

In questo modo però siamo rimaste un po’ sole e sarebbe bello fare qualcosa.

Con le mie amiche abbiamo guardato foto, ricordato battute e sorrisi e il tempo è passato veloce senza che ce ne accorgessimo.

Ne siamo uscite più forti.

E abbiamo fatto rivivere magicamente le cose belle che facevano e le frasi che non possiamo dimenticare.

Mi rivolgo a chi ha la mamma troppo lontana, da tanto o da poco tempo, perché la racconti ancora un po’, magari proprio in questi giorni di festa sempre difficili.

Ho creato una pagina facebook che si chiama: Quando la mamma è lontana.

E questa volta non è un swap party.

Lo giuro.

Se avete voglia anche di condividere solo una foto o un pensiero o conoscete qualcuno che ha perso la mamma perché qualche cacciatore le ha sparato improvvisamente, questo è l’indirizzo.

Grazie a tutte le mamme, vicine e lontane.

Il merlo innamorato

C’è un uccello sopra la mia finestra dal giorno in cui sono iniziate le piogge.

Non si sente appena arriva la mattina, come gli altri.

Ma canta di notte.

Tre sere fa, rincasando mi sono fermata per capire cosa cercasse di dire.

Esponeva una sua tesi.

Forse mi parlava di un nido che non ha più, che sua mamma è morta nell’alluvione o, magari, aveva semplicemente voglia di cantare.

L’altro ieri son tornata a casa tardi e lui era lì che vocalizzava come la sera prima.

Ho preso l’ascensore che mi porta agli alberi di Carignano per vederlo da vicino.

Scoprire se fosse merlo o pappagallo.

Ma non si vedeva nient’altro che la notte.

Il suo canto, invece, si sentiva forte.

Era aggraziato, ma deciso.

Non un fischio, ma note vere. 

E il vento che soffiava gli faceva da tappeto.

Stanotte non ho potuto sentirlo.

Ero lontana da casa coi pensieri e con il corpo.

Non potevo ascoltarlo e ora non riesco a smettere di domandarmi cosa volesse dirmi.

Allora ho letto che il merlo canta per amore.

E può confondere i lampi con il sole.

 

Indifferenziata

Ho buttato i baci,

la pelle,

l’odore,

i vestiti

e soprattutto il tuo nome.

Ma che siano

umido, carta,

plastica

alluminio o vetro,

devono marcire

tutti insieme.

Come posso scegliere

quale di loro

fa più

o meno male?

Insieme al mio cuore,

sono solo i rifiuti pericolosi

di una raccolta

indifferenziata.

Cerchioni

Son dei fiori quelle ruote
con più o meno petali
di lamiera d’acciaio
ferro
o tecnomagnesio.

E, se dal denaro non nasce niente,
sul cemento
nascon cerchioni.

Tango

Mamma, ci avresti mai creduto che avrei 

ballato?

Tu che raccontavi sempre 

di quando avevi provato con papà, 

e ti avevano restituito i soldi

perché per la danza

non avevi speranza.

Io che ti somiglio sempre e così tanto 

te ne vorrei parlare.

Chissà se ora anche tu,

hai  il tempo 

per ballare. 

 

F.L

Fiammetta

Un sabato sera di mezza estate come gli altri, mi intrattengo leggendo stralci da “Il Piacere” di D’Annunzio allo Yachting Club Alassio, quando entra lei.
La riconosco immediatamente. È esattamente come la figuravo, bellissima. Una grazia sottolineata da una mise da marina in stile vintage, una blusa con scollo a barchetta e pantaloni beige allacciati da un cordino tipico dei ricchi possidenti di uno yacht in mogano anni ‘50. 

Una collana semplice affidata ad un sottile canapo, il cui gioiello è un tronco di corallo di alcuni centimetri, sicuramente pescato da un giovane amante che per lei ha rischiato di morire nel golfo degli Aranci. 

Si accompagna ad una amica irreale, vestita di un blu Positano e completamente concentrata su di lei, unico modo di reagire alla forza della sua presenza.

Sorseggia un cocktail anni ‘70 che sembra venire da quel periodo in cui gli occhi si riempivano di colori caldi contrapposti alle fantasie optical così indistinguibili. 

Quell’arancione vivo richiama accostamenti con l’architettura materica degli interni di quegli anni. Due cannucce: una da cui assapora, l’altra che tiene lontana col dito come in un moto di egoismo verso il mondo circostante col quale non vuole dividere quel piacere. O dal quale non vuole farsi guardare mentre lo prova.

Ordina dei croque: i sandwich, una delle sue passioni. 

Agli uomini che ho amato ho sempre cucinato panini. In quel cibo, preparato ad arte c’è l’essenza dell’amore. Un piacere leggero, digeribile e da aggredire a morsi. Un panino ti lascia sempre un’insoddisfazione che va poi colmata in altro modo. Almeno con la fantasia. 

Quando si alzano è ancora presto per cenare. L’amica va a pagare. Mi alzo, la raggiungo. Attiro la sua attenzione chiamandola per nome e subito dopo la ringrazio. Per cosa, mi chiede, per avermi insegnato cosa sia il lusso, rispondo. “Mi spieghi”dice.Sono troppo emozionata, bofonchio qualcosa sulla cervella:“Una donna come lei sa anche mangiare la cervella, per me il lusso è quello”. Il suo sguardo su di me risulta sublime, anche se non sono stata affatto convincente.

Astro Narrante, Minavagante

La Minavagante rinasce.

E si trasforma finalmente in fattucchiera, maga, maliarda e strega. 

Ma, come piace a lei, solo se si parla di stile. 

Questa volta lo fa segno dopo segno, archetipo dopo archetipo. 

Tra perfezionisti e programmatori, nomadi e guerriere, sovrani e regine, diplomatici e avvocati, trasformisti e suocere, mogli e amanti, icone di stile e sognatori, migliori amiche e principi azzurri, hipster e cugine simpatiche….

veste e riveste l’umanità tutta: reale e astrale.

Per finta, ma come fosse davvero. 

In più l’Astro Narrante si avvale di abili esperti in molte altre nobili arti. Per ogni segno ci saranno consigli grafologici, psicologici, musicali, cineletterari, enogastonomici e di home decor.

Tutto grazie al prezioso e delirante editing di Silvia Casini che ringrazio insieme alla Fanucci editore.

 L’Astro Narrante, completo dei 12 segni,  sarà diponibile in libreria e Ebook dal 2 di maggio!