Come conquistare un uomo guardando i western

RevolverGirl-500Sarebbe dovuto essere il titolo della mia prima tesi di laurea in cinema.

Ho sempre amato i western, ma quell’anno il professor Costa si trasferì al Dams di Venezia e il mio progetto affondò nelle acque della laguna.

Forse perché ieri sera ho visto La morte cavalca a Rio Bravo, primo film di Sam Peckimpah (1961), mai doppiato prima che Rai Movie lo trasmettesse pochi giorni fa con le voci di Don Matteo, ma va bene lo stesso.

Forse perché sto scrivendo l’ennesima tesi, dato che non ho smesso da allora di laurearmi.

Forse perché oggi è San Valentino.

Forse perché la prossima settimana inizia Sanremo, che è comunque sempre un buon motivo.

Iniziamo con la prima regola.

1) Mai togliere ad un uomo il cappello. 

Le donne nel west non avevano vita facile, erano “merce” per cercatori d’oro, cowboy, avventurieri,  proprietari di saloon e bordelli che nei migliori casi le volevano per poterci guadagnare sopra qualcosa assumendole come ballerine o come “lucciole”.

Malgrado questo, secondo me, se la cavavano alla grande.

Dunque tornando lì,  nel far west,  faceva un caldo pazzesco, batteva un sole che neanche a Ferragosto in piazza del Duomo e quindi gli uomini portavano il cappello. Non era solo una questione di moda, come ora potrebbe essere un Borsalino.

Ma quello che era veramente curioso è che un vero uomo, il cappello non se lo toglieva mai. Ed ecco la spiegazione della prima regola.

Sotto il cappello l’uomo nasconde certo qualcosa che non vuole rilevare, e se non vuole dire cos’è, è inutile insistere.

E’ vero che noi gli raccontiamo anche l’ultima offerta del Billa, e se la nostra estetista ha cambiato posizione del piercing, e se il giornalaio oggi sembrava un po’ tra le nuvole.

Ma un uomo no.

Sotto quel cappello ci può essere l’evento che l’ha reso quello che è oggi, il significato di tutta la sua vita, la sua unica fede, ma potrebbe comunque non aver voglia di condividere con noi.

Dobbiamo morire di curiosità. E non chiedere, per conquistarlo.

Per dimostrare la nostra indipendenza. Da quel segreto. Da lui.

Poi ci sono uomini che un giorno quel cappello se lo toglieranno per raccontarci. Ma non contiamoci.  Non è detto.

Alla prossima regola.

In notti così (certe notti, vista da me)

IMG10182-300x225Questa notte, perdonatemi ma in qualche modo bisogna pur iniziare, sono qui in 20 Settembre, rimasta a casa, in mezzo a tanta polvere che sembra neve e con un bagno esploso forse più di me.
Tutti meritiamo una notte così.
Magari anche senza il bidet sotto il tavolo della cucina.
In notti così torna la speranza.
Per esempio io spero di diventare una vera musicista e di suonare il piano per ore, senza annoiarmi mai davanti al Beyer.
Ho mangiato un filetto che è il re dei mangiare, ho visto un film veramente bello,ho letto Grazia e Gioia, ho scritto un po’ di tesi ed ora ascolto Gymnopedie del maestro Satie.
Che spero non dia fastidio al mio vicino di sotto che fa traslochi ed è simpatico.
E io gli rompo con la musica ad orari assurdi e lui quando mi incontra mi dice sempre “Speriamo che non te ne vada”. Forse in queste notti così si diverte un po’ anche lui.
Forse la musica classica va ascoltata in queste notti così e non la domenica mattina come fanno tutti.
Che poi domani alle dieci arrivano i muratori e io dovrei andare a dormire e non ascoltare i notturni di Debussy,  ma come si fa.
Ad ascoltarli vale la pena di vivere.